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Growth Hacking: cosa è, come funziona e come iniziare

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Cos’è il Growth Hacking

Cos’è il Growth Hacking? Il Growth Hacking è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business.

Si ho deciso, vado subito al sodo e son partito con la definizione di cosa è il Growth Hacking! Ma facciamo un piccolo passo indietro…

Sono diversi anni ormai che mi son tuffato in pieno in questa “disciplina”, ho scritto guest post e rilasciate interviste per decine di blog italiani per poi realizzare che in tutto questo tempo non avevo ancora scritto un post serio sul tema del Growth Hacking sul mio blog.

Ok, ma perché ho definito questo post “serio”?

Ti confesso che il titolo iniziale era un classico e ammiccante “guida definitiva al Growth Hacking” e poi ho pensato che di guide definitive ne abbiamo fin troppe, a dirla tutta ci siamo un po’ rotti le palle delle guide definitive.

La verità è che in questo settore non c’è un bel niente di definitivo. E pretendere di scrivere qualcosa di definitivo su un argomento che riguarda il mondo digital (non solo il marketing) è quantomeno poco onesto intellettualmente, per non dire ipocrita e ingannevole.

Quindi, chiariamolo subito, questa non è una guida definitiva sul Growth Hacking. Anzi, facciamo così, questa è una guida provvisoria, perché questo mondo cambia di continuo e pretendere di imprigionare nell’ambra l’ultimo tool, l’ultimo libro o l’ultimo framework significa non aver capito nulla di questo mindset, di questo approccio.

Eh si, perché è proprio di questo che si tratta: prima di andare in qualsiasi tipo di definizione voglio chiarire subito una cosa con te, il Growth Hacking è un mindset, un approccio. Qualcuno azzarderebbe addirittura a definirlo una filosofia.

cosa è il growth hacking

Perché ci tengo a dire, come prima cosa, che si tratta di un mindset? Perché i tool, i libri e i framework passano, il mindset dura per sempre! E questo è uno dei motivi principali per i quali, quando faccio formazione su questo tema, mi sforzo di trasmettere ai miei studenti il mindset che è alla base di questo approccio.

Ma torniamo alla definizione! Ti dico subito che cercando in rete troverai decine di definizioni del Growth Hacking, tutte più o meno corrette e tutte che guardano al fenomeno da un punto di vista diverso. Personalmente, quella che preferisco è la seguente:

Il Growth Hacking è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business.

Questa definizione è presa da Wikipedia inglese e poi leggermente adattata da me.

È la definizione con la quale inizio a raccontare questo mondo perché mette in chiaro un po’ di cose e si concentra su alcune parole chiave: processo, sperimentazione, efficiente, crescere. Se manca uno di questi quattro elementi non stai facendo Growth Hacking, stai facendo altro.

Proviamo a vederle nel dettaglio una per una.

il processo di growth hacking

Traduzione e significato

A sto punto ti starai chiedendo perché ho inserito un paragrafo per spiegare il significato della parola Growth Hacking e addirittura la sua traduzione. Fai bene a chiedertelo!

Ti confesso che nella prima versione di questo post (e per più di un anno) non c’era questo paragrafo, ma poi con l’aumentare dell’hype intorno al tema del Growth Hacking mi sono sentito fare mille volte la domanda “ma qual è il significato di growth hacking?” oppure “ma qual è la traduzione di growth hacking?”.

Noi italiani ce l’abbiamo un po’ il vizietto di voler tradurre qualsiasi cosa, questo lo dobbiamo ammettere.

Ci sono casi in cui la traduzione risulta però forzata e fuori luogo e in questi casi usare la parola originale in inglese è inevitabile. Non si tratta di esterofilia o di abuso di inglesismi è solo che spesso non c’è un termine equivalente in italiano che rende allo stesso modo.

Detto ciò, Growth Hacking non andrebbe tradotto! La traduzione più vicina sarebbe qualcosa di osceno come “pirata della crescita” che mi vergogno solo a scrivere, figurati a pronunciare ad alta voce in un contesto lavorativo.

Per quanto riguarda il significato dell’espressione growth hacking o growth hacker ormai il senso dovrebbe essere chiaro, se hai letto con attenzione il paragrafo precedente. Significa concentrarsi sulla crescita (growth) ragionando fuori dagli schemi (hacking).

Pensiero laterale, non convenzionale, atipico, fuori dagli schemi… ci sono mille modi di dire questo concetto, ma il succo è che si cerca di ottenere la crescita di un’azienda in tutti i modi possibili, battendo strade che in passato manco sarebbero state prese in considerazione.

Tutto qua, non fasciarti la testa. Il significato di Growth Hacking è molto semplice e una traduzione accettabile in italiano non esiste.

Processo

Il Growth Hacking è un processo.

Significa che non è un’attività una tantum che puoi svolgere quando ne senti l’esigenza. Significa che non è una formula magica, né un insieme di trucchetti. Anzi, diffida da chi ti propone i trucchetti! Solitamente si tratta di marketers ammuffiti che cercano di riciclarsi su una nuova buzz word.

Il Growth Hacker è una persona che imposta un processo continuo e rapido basato su una serie di esperimenti che coinvolgono in maniera trasversale il marketing e il prodotto, fino a trovare quello vincente. Il famoso Growth Hack.

Esperimenti

Come è fatto questo processo di Growth Hacking? Come accennavo nel paragrafo precedente è fatto di esperimenti.

Esperimenti che coinvolgono tutto il prodotto, tutto il team, a volte addirittura il business. Esperimenti che vengono scelti, realizzati, analizzati e poi confrontati. Di continuo, giorno dopo giorno, numero dopo numero, click dopo click, conversione dopo conversione.

Il Growth Hacking non è sexy per niente. Excel diventa il tuo migliore amico, nel migliore dei casi.

Qui inserisco un’altra definizione di Growth Hacking, quella di Sean “papà” Ellis, colui che ha dato il via a questo movimento:

Il Growth Hacker è una persona il cui vero nord è la crescita

Stop. That’s it! L’unica cosa che fa il Growth Hacker è far crescere un prodotto. A qualsiasi costo, senza se e senza ma.

Prima di passare oltre, vorrei chiarire un paio di cosucce sugli esperimenti. Un esperimento per essere definito tale deve rispettare queste tre caratteristiche:

  1. Misurabile
    Deve essere strettamente legato a una metrica. Deve essere possibile tracciare il legame causa-effetto tra l’esperimento e la metrica che si sta osservando.
  2. Ripetibile
    Deve essere possibile ricreare le stesse condizioni per ripetere l’esperimento. Ciò significa che non deve essere casuale o basato su elementi fortuiti.
  3. Scalabile
    Come vedremo in seguito la scalabilità è la chiave di ogni startup. Ogni esperimento che si imposta deve essere quindi, non solo ripetibile, ma scalabile. Se l’ho fatto con 1, posso ripeterlo con 10? E con 100?

Se manca uno di questi tre elementi non stai conducendo esperimenti, stai andando a cazzo di cane 😉

Efficienza

Eh si caro mio, a far crescere un business con un grosso budget son bravi tutti. L’obiettivo del Growth Hacking è di ottimizzare al massimo questo processo fino a trovare la combinazione vincente, quella che in precedenza ho definito il Growth Hack.

Occhio però, se stai pensando che quindi il Growth Hacking è un’attività a budget zero ti sbagli di grosso. Anzi, questo è uno dei classici “miti da sfatare” quando si parla di questo argomento.

Semplicemente il Growth Hacking fa un utilizzo diverso del budget, ma anche questo aspetto sarà approfondito in seguito, per ora ti basti sapere che si tratta di un utilizzo più ottimizzato del budget.

Crescita

Questa mi sembra facile, dai. Tutta ‘sta storia del Growth è per un solo motivo, che ho già ripetuto 4-5 volte dall’inizio di questo post. Il Growth Hacker va oltre il marketing e fa tutto quello che deve fare per far crescere un business.

E sia chiaro, ogni business ha bisogno di crescita. In base al settore e alla maturità dell’azienda cambia il concetto di crescita, ma c’è sempre bisogno di crescere e di migliorare una metrica.

Ecco, il Growth Hacking si concentra su quell’unica metrica.

Prima di proseguire, se vuoi guardare un video breve ma chiaro su cosa è il Growth Hacking, ti consiglio di vedere questo bel talk di David Arnoux, uno dei top Growth Hacker a livello europeo.

(Il video qui sotto potrebbe sembrare non funzionante, in realtà è solo una questione di anteprima. Clicca play.)

Come nasce il Growth Hacking

In un post di questo tipo è inevitabile fare anche qualche cenno sulla nascita del Growth Hacking. Lo ritengo importante per capire il contesto storico all’interno del quale questo movimento si è sviluppato.

Eh si, perché per il Growth Hacking abbiamo un nome e una data ben precisa: Sean Ellis, 26 Luglio 2010.

Sean Ellis si occupava di marketing per le più importanti startup della Silicon Valley e un giorno, il 26 luglio 2010 appunto, scrive un post dal titolo “Find a Growth Hacker for your startup“.

sean ellis

Booooooooom! La rivoluzione ha inizio.

Per capirci, Sean Ellis era la persona che ha tirato fuori dal cilindro il referral program di Dropbox, facendolo passare da 100.000 utenti a 4 milioni di utenti in 15 mesi e trasformandolo nel colosso che conosciamo oggi.

Il suo curriculum è impressionante e include aziende del calibro di Dropbox, Eventbrite, Kissmetrics, e così via. Il suo ruolo era letteralmente il seguente: le aziende lo chiamavano quando avevano problemi di crescita, lui arrivava e nel giro di 6-12 mesi “risolveva” il problema. Sempre. Tutte le volte. In maniera sistematica.

Puoi pensare a Sean Ellis come il “Wolf” della Silicon Valley 😉

Ecco, Sean Ellis si era reso conto che il suo lavoro era diventato un metodo ben preciso, strutturato in un certo modo, basato su un processo, una serie di step e un risultato atteso. E tutto ciò non era Marketing. Non più. Non come era stato inteso fino ad allora.

Proprio per questo motivo decide di dare un nome a tutto ciò e scrive il famoso post sul Growth Hacking.

Sia chiaro, i nomi lasciano il tempo che trovano e io in primis odio dare definizioni, tracciare confini, alzare barriere e nascondermi dietro l’hype di una buzz word.

Ritengo importante questa piccola premessa storica solo per far capire, come ho detto all’inizio, il contesto all’interno del quale tutto ciò è nato. Un contesto dove i canali tradizionali sono sempre più saturi, i costi di acquisizione sono sempre più alti e gli utenti sono sempre più bombardati da pubblicità.

Giusto per darti un’idea, sappi che attualmente ognuno di noi “subisce” circa 5000 pubblicità al giorno.

Ora prova, per un attimo, a calare tutto questo nel mondo delle startup. Un mondo fatto di scarsità di risorse, estrema velocità e necessità di risultati rapidi.

È proprio per questo motivo che si è sentita l’esigenza di utilizzare un approccio nuovo!

Quali sono le differenze tra Growth Hacking e Marketing tradizionale

A questo punto, solitamente, arriva la fatidica domanda: ma quali sono le differenze con il marketing?

Di solito questa domanda è affiancata da una serie di affermazioni del tipo “ma io uso un approccio simile da una vita” o “anche io prendo decisioni data driven” o ancora “facciamo un sacco di test in agenzia” e così via. Il tutto per poter dire, nella maggior parte dei casi, “faccio Growth Hacking da una vita, solo che non sapevo si chiamasse così”.

Ecco perché, prima di entrare nel vivo di questo capitolo vorrei riprendere una bellissima citazione di Michael Brenner, ex capo marketing di SAP e uno dei maggiori influencer a livello mondiale per il tema del Marketing. Brenner ha detto, a proposito del Growth Hacking:

Il Growth Hacking è marketing. È il futuro del marketing ed è quello che il marketing sarebbe dovuto essere fin dall’inizio.

Ho chiuso il paragrafo precedente dicendo che si tratta di un nuovo approccio e voglio riprendere proprio da lì.

L’approccio del Growth Hacking è riconoscibile per alcune caratteristiche specifiche. Lungi da me voler esaurire l’argomento in questo post (ricordi la pippa iniziale sulle “guide definitive”?), ma posso affermare senza ombra di dubbio che alcune caratteristiche tipiche del Growth Hacking sono le seguenti:

  • Creativo
    Hai presente la storia di AirBnb che “ruba” gli utenti da Craigslist facendo crossposting non autorizzato? Ecco, per creativo intendo cose di questo tipo. Vedere una soluzione li dove apparentemente una soluzione non c’è. I blogger seri qui direbbero “thinking out of the box” ed è esattamente questo il fulcro della questione.
  • Adattabile
    Una soluzione (un Growth Hack) solitamente funziona per un periodo limitato di tempo e quasi mai funziona più di una volta. Se non imposti un approccio che si adatta nel tempo, in base alle risorse e ai continui cambi di scenari il tuo business sarà morto prima che tu riesca a pronunciare “Google Analytics”.
  • Espandibile
    Se ha funzionato per 1 funzionerà anche per 10? E per 100? E per 1000? Questa è la domanda chiave che ti devi fare, per un semplice motivo: le aziende hanno bisogno di scalare. Se il tuo metodo non scala non è un metodo, stai sparando nel mucchio.
  • Rapido
    È abbastanza chiaro che in un contesto dove devi fare decine o centinaia di esperimenti, un’azienda non può permettersi di ottenere i risultati degli esperimenti dopo 2 mesi. Dovresti ottenerli dopo 2 settimane, anzi facciamo 2 giorni che è meglio. Qui la questione è molto semplice: si tratta di quantità, più test riesci a fare e più possibilità hai di trovare la combinazione giusta. Con il vantaggio che ad ogni errore hai imparato qualcosa.

A questo punto ti dovrebbe già essere più chiaro qual è la grossa differenza con il Marketing. Lì dove il Marketing tende a lavorare on top of the funnel e quindi su attività che riguardano soprattutto gli step di awareness e acquisition, il Growth Hacking va invece fino in fondo al funnel andando a coprire anche gli step di activation, retention, revenue e referral.

differenza growth marketing marketing

Fermi tutti. Sto parlando di funnel. Ma che roba è?

Ok, forse ci vorrebbe un post ad hoc per parlare del funnel, ma sappi che il Growth Hacking non si è inventato niente di nuovo, ha solo “preso in prestito” elementi già esistenti e li ha uniti in un approccio nuovo con una struttura ben precisa.

Alcuni di questi elementi vengono dal Marketing digitale, altri vengono dal mondo del Product Management, altri ancora vengono dal tanto caro mondo Startup. Giusto per farti qualche esempio, il Growth Hacking fa largo uso di:

  • Funnel dei pirati
    Framework ideato nel 2007 da Dave McClure (founder di 500 startup) che suddivide ogni business in 5-6 step ben precisi e per ognuno di essi identifica delle metriche chiare da tenere sotto controllo.
  • Customer Development
    Metodologia ideata da Steve Blank (uno dei padri di Lean Startup) strutturata su 4 step ben precisi per lo sviluppo di startup innovative.
  • Lean Startup
    Metodologia ideata da Eric Ries per la validazione rapida del business, basata su cicli rapidi (ti ricorda qualcosa?!) di build – measure – learn.

E questi sono solo i primi che mi son venuti in mente. Come vedi si tratta di una metodologia ben chiara basata su strumenti ben noti. Aggiungo che negli anni sono nati altri framework e metodi di supporto che ti aiutano nelle varie fasi di un processo di Growth Hacking:

  • Business Model Canvas
  • Javelin Board
  • Hooked Model
  • Bullseye Framework
  • E tanti altri…

hook model

Spero di essere riuscito a rispondere una volta per tutte alla domanda sulle differenze con il Marketing tradizionale.

Ah no, c’è la questione del budget, che ti accennavo in precedenza.

Come ti dicevo qualche paragrafo più su, il Growth Hacking non è assolutamente un’attività a costo zero, anzi il budget è necessario. La differenza sostanziale è che viene allocato in maniera diversa.

Per fare un parallelismo semplice (e anche un po’ forzato) potremmo dire che lì dove nel marketing esiste il concetto di “campagna” nel Growth Hacking esiste quello di “esperimento”. Nel primo caso il budget a disposizione è allocato sulla campagna che avrà una sua durata e, alla fine, i suoi risultati. Nel Growth Hacking invece il budget viene spezzettato in piccoli “mini budget” per condurre una serie di esperimenti (che nel 90% dei casi falliranno) e quando si sarà trovato l’esperimento vincente si procede con il double down e si utilizza il budget grosso!

Prima di attirare le ire di tutti i marketer italiani in ascolto voglio chiarire una cosa: il Growth Hacking non è meglio del Marketing.

Non l’ho mai detto e mai me lo sentirai dire. I titoloni tipo “il Marketing è morto” o “Il Growth Hacking ha ucciso il Marketing” lasciamoli ai blogger in cerca del click facile.

Sono due attività diverse, con obiettivi diversi e utili in due fasi diverse. Tutto qui!

Utilizzo ancora una volta una citazione per concludere questo capitolo. In questo caso la frase è presa in prestito da Ryan Holiday, noto marketer americano e autore bestseller (ha scritto, tra l’altro, il primo libro sul Growth Hacking). Holiday descrive alla perfezione il mindset del Growth Hacker e il suo rapporto con il marketing dicendo che:

Il Growth Hacker non vede il marketing come qualcosa da fare ad un certo punto, ma come qualcosa da costruire nel prodotto stesso, fin dall’inizio.

Sul tema ti consiglio vivamente di guardare questa intervista a Ryan Holiday!

Come si studia per diventare Growth Hacker

Questo è un altro tema molto interessante. Negli ultimi mesi vengo letteralmente inondato di domande di questo tipo, sia online che dal vivo: Come si diventa Growth Hacker? C’è un percorso di studi per il Growth Hacking? Come inizio con il Growth Hacking? E chi più ne ha più ne metta.

com'è la formazione di un growth hacker

Fino a qualche anno fa ti avrei risposto di “no”, perché effettivamente c’era molto poco a disposizione, sia online che offline. Oggi non è più così!

Da un lato questa cosa mi fa piacere perché le informazioni sono diventate più accessibili e quindi chiunque può avvicinarsi a questa disciplina con più facilità, ma dall’altro lato, come sempre succede quando aumenta l’hype su una tematica, è arrivata la fuffa: blog post che parlano del nulla, fantomatici infoprodotti (brrrrr) che hanno molto poco di “info” e tanto di “prodotto”, corsi venduti a peso d’oro dove nessuno dei docenti si occupa di Growth Hacking, e tanto altro.

Districarsi nel mare di questi contenuti non è sempre facile, soprattutto per chi si avvicina da poco a questo settore.

Io personalmente consiglio sempre di affiancare la teoria e la pratica (è quello che chiamo il metodo Studia-Sperimenta-Aspetta) indipendentemente dal livello di conoscenza che si ha della materia.

Da un lato quindi puoi iniziare a studiare, leggere libri, fare corsi online, seguire corsi in aula, e così via. Dall’altro lato, però, è fondamentale sporcarti le mani con un po’ di sana pratica. Mettiti a lavorare su un progetto concreto, fin dal giorno uno.

Come fare? Molto semplice!

Ecco le tre alternative più frequenti:

  1. Se hai una startup, applica quello che studi direttamente sul tuo prodotto/servizio. Cerca di capire come tutto ciò impatta, più o meno direttamente, sul tuo business.
  2. Se non hai una startup chiedi a qualcuno di farti lavorare per loro (fallo anche gratis!) per poter sperimentare quello che stai apprendendo. Sarai sorpreso dalle risposte che avrai!
  3. Se non conosci nessuno che sta lavorando a un progetto avvialo tu. Un test, una demo, un esercizio di stile, un side project. Chiamalo come vuoi, ma metti online qualcosa e smanettaci tutti i santi giorni! Imparerai tanto, fidati.

E sulla parte teorica? Il mio consiglio è di andare a studiare all’estero! Se proprio non vuoi/puoi andare negli USA (li dove questa disciplina è nata) puoi pensare di passare qualche mese a Londra o Amsterdam, le due capitali indiscusse in Europa per ciò che riguarda il tema del Growth Hacking.

Se invece preferisci rimanere in Italia ti posso suggerire qualche risorsa interessante nei paragrafi che seguono.

Libri di Growth Hacking

Io sono un lettore accanito e se segui questo blog da un po’ lo avrai sicuramente capito. Come prima cosa quindi ti consiglio di leggere un po’ di libri interessanti sul tema. A dirla tutta ho già scritto un post dedicato ai libri di Growth Hacking qualche tempo fa e puoi partire da li.

Se non vuoi scorrere l’intera lista o semplicemente ti scoccia andare a leggere l’altro post, ti segnalo qui quelli a mio avviso più interessanti per chi muove i primi passi:

  • Growth Hacking Mindset. Non esiste innovazione senza sperimentazione
    Il mio ultimo libro sul tema del Growth Hacking, che approfondisce appunto il tema del mindset dietro a questa metodologia. Tratta di aspetti come la strategia, la visione, l’approccio e la mentalità per poter fare al meglio Growth Hacking. Cose fondamentali, ma che vengono trattate troppo poco nei testi in circolazione.
    Inoltre, il vero valore aggiunto di questo libro è la presenza di soli casi italiani. Per l’occasione ho intervistato 25 aziende di tutte le dimensioni e industrie e inserito le loro storie al suo interno.
    Sul sito ufficiale del libro sono presenti centinaia di risorse extra, disponibili anche per chi il libro non l’ha letto.
  • Growth Hacker. Mindset e strumenti per far crescere il tuo business
    Il mio primo libro sul tema del Growth Hacking. Copre l’argomento dalla A alla Z, sia sugli aspetti teorici che su quelli pratici, accompagnando il lettore con casi studio, tool suggeriti, risorse e libri di approfondimento e così via. Sul sito ufficiale puoi scaricare un’anteprima gratuita da leggere.
  • Growth Hacking Marketing
    Libro di Ryan Holiday, uno dei primi testi scritti sul tema. È semplice, decisamente introduttivo e affronta la tematica dal punto di vista culturale, non tecnico. È scritto da un marketer (uno dei più famosi al mondo) che si è reso conto che il marketing sta cambiando. Se sei a zero, inizia da qui.
  • Growth Hacking, fai crescere la tua azienda online
    Il primo libro in italiano sul tema del Growth Hacking. Scritto da Luca Barboni e Federico Simonetti, è un libro piacevole, scorrevole e ricco di esempi. Perfetto se ti sei appena avvicinato all’argomento e vuoi saperne di più.
  • Hacking Growth
    Il libro sul tema scritto da Sean Ellis in persona, colui che nel 2010 ha coniato il termine “Growth Hacker” e ha dato il via a questo movimento. Utile se vuoi leggere qualche caso studio recente.
  • Traction
    Libro di G. Weinberg & J. Mares, che si concentra sulla fase di acquisizione. Per ottenere utenti per il tuo prodotto, qualsiasi esso sia, esistono 19 canali. Si, diciannove! E sono tutti descritti in questo libro, con l’aggiunta di un metodo ben preciso per scegliere il canale giusto.
  • Hooked
    Libro di N. Eyal che si focalizza sulla fase di retention. Il libro mostra un modello (che si chiama Hook Model), composto da 4 fasi, per realizzare un prodotto che catturi i tuoi utenti.

La lista potrebbe andare avanti ancora per molto, ma se ne vuoi leggere altri ti consiglio di dare una sbirciatina alla lista di libri di Growth Hacking presente su questo blog.

Di Neil Patel, l’autore dell’unico libro gratuito sul tema, ti consiglio di vedere questo bellissimo talk:

Corsi di Growth Hacking

Nel mercato italiano non c’è tantissimo a livello di corsi sul growth hacking. Io ho un’academy online dedicata al Growth Hacking dove puoi formarti con contenuti sempre nuovi e una community di imprenditori e professionisti da tutta Italia.

Se invece sei a tuo agio con l’inglese e vuoi qualche suggerimento su corsi stranieri puoi dare un’occhiata al corso di Sean Ellis da affiancare al suo libro e al corso di Ryan Holiday sempre da affiancare al suo libro.

Risorse di Growth Hacking

Anche il tema delle risorse è potenzialmente infinito. Dovrei scrivere qualche post ad hoc dove segnalo un po’ di risorse extra per approfondire il Growth Hacking.

In questa sede ti segnalo, come ho fatto per i libri, giusto alcuni post che ritengo dei must read e poi ti lascio a due bellissime raccolte realizzate da Luca Barboni e David Arnoux dove troverai blog, video, tool e tante altre risorse.

  • Growth Hacker is the new VP Marketing – Link
  • Why all marketers should be Growth Hackers – Link
  • Debunking The 6 Most Common Myths About Growth Hacking – Link
  • The Difference Between Marketing And Growth Hacking – Link
  • Find a Growth Hacker for your startup – Link
  • Every company needs a Growth Hacker – Link
  • What Is Growth Hacking? A Definition and a Call to Action – Link
  • Why Growth Hack Marketing Is Advertising’s Last Hope – Link
  • The 5 Phases of Growth Hacking – Link
  • What is Growth Hacking really? – Link
  • What is Growth Hacking? – Link

Casi studio sul Growth Hacking

Uno degli aspetti più interessanti, quando ci si avvicina a questo tema, è quello di approfondire i casi studio più famosi. Anche se si tratta quasi esclusivamente di casi americani, è sempre utile e stimolante vedere come aziende di ogni tipo hanno applicato il Growth Hacking per ottenere risultati concreti in tempi brevi.

Attenzione però, i casi studio andrebbero approfonditi per carpire il mindset utilizzato da quella determinata azienda, non per scopiazzare la tecnica specifica. Anche perché, nel 99% dei casi non basta copiare la tecnica di Dropbbox per crescere come Dropbox.

Alcuni dei casi studio più famosi sono:

Come si usa il Growth Hacking per la propria startup

Ok, ti ho detto cosa è il Growth Hacking, poi ti ho spiegato come è nato il Growth Hacking, ti ho raccontato le principali differenze con il Marketing Digitale e ti ho anche dato un po’ di spunti per intraprendere questo percorso.

Ma tutto ciò come può essere usato per il tuo prodotto/servizio? Come si applica per la tua startup? Come puoi usare il Growth Hacking per far crescere il tuo business?

Se hai letto tutto il post avrai capito che non c’è una formula magica, né una soluzione universale ai problemi delle aziende. Questo significa che ti servirà a poco leggere i migliori libri, divorare decine di post sul tema e studiare tutti i casi studio delle famose startup americane.

Ti servirà a poco semplicemente perché ogni azienda ha la sua storia. Ogni prodotto è diverso. Ogni business è diverso! Come ho detto in qualche paragrafo precedente un growth hack che ha funzionato una volta difficilmente funzionerà di nuovo, perché nel frattempo è stato copiato da tanti altri e, inevitabilmente, ha perso di efficacia.

Quindi come dovresti affrontare allora la cosa?

Ci sono due alternative, un po’ come accade per tanti altri aspetti, e sono internalizzare o esternalizzare:

Creare un team di Growth Hacking

La prima cosa da chiarire è che il Growth Hacking non è un attività di un singolo, ma di un team. Il Growth Hacker (in quanto figura) non è altro che un facilitatore. Puoi immaginarlo come lo Scrum Master nel mondo Agile.

Detto questo un team di Growth Hacking è e deve essere, per sua natura, multidisciplinare. La multidisciplinarità infatti, è una delle caratteristiche principali e fondamentali del Growth Hacking. Più volte ho parlato di multipotenziale e del valore delle competenze cross-funzionali.

Ovviamente il team perfetto non esiste, ma un buon punto di partenza può essere il seguente:

  • Il programmatore, che con le sue competenze tecniche lavora direttamente sul prodotto
  • Il marketer, che abbia competenze sui canali di marketing, sull’advertising e altri aspetti
  • Il designer, che in base al core business dell’azienda contestualizzi la fruizione del prodotto
  • Il Growth Master, che come ti dicevo va a fare da supervisore al processo

Se vuoi approfondire ulteriormente l’argomento ti consiglio di dare una lettura al mio post sul come creare un team di Growth all’interno di un’azienda.

Affidarsi a un’agenzia

Così come accade per il marketing (o per altre funzioni di un’azienda) anche per il Growth Hacking è possibile dare in outsourcing l’intero processo di sperimentazione e affidarsi a un’agenzia.

Personalmente su questo punto la penso come Sean Ellis che sconsiglia fortemente di dare all’esterno un’attività così centrale. La crescita dovrebbe essere la priorità di ogni azienda e, considerando che il Growth Hacking va a impattare sul prodotto, sul modello di business e altri aspetti importanti, è a mio avviso fondamentale tenere l’assoluto controllo sulla cosa.

Ovviamente non tutte le aziende possono farlo, non tutte hanno le competenze o le risorse e quindi è giusto sapere che se si vuole comunque testare questa metodologia sul proprio business la si può affidare a terzi, un’agenzia che farà test al posto tuo.

Aspetti da tenere in considerazione

Indipendentemente dalla soluzione che sceglierai di adottare ti lascio alcuni consigli sparsi per evitare di fallire miseramente, commettendo errori che ho visto commettere decine di volte da chi prova ad utilizzare il Growth Hacking in azienda:

  • Non iniziare senza un’analisi preliminare approfondita e specifica.
    Devi conoscere il tuo mercato e i tuoi competitor come le tue tasche. Ho detto mille volte che il growth hacking prende il marketing e lo mischia a fondo con il prodotto e il business. Se non conosci i prodotti e i business dei tuoi competitor parti col piede sbagliato.
  • Non iniziare se non hai un budget dedicato a quest’attività.
    Sul serio, non farlo! Con budget zero non puoi fare nulla. Nulla. E se stai pensando di dedicare budget zero a un’attività che ha come obiettivo la crescita del tuo business forse, in fin dei conti, non hai così a cuore il tuo business.
  • Non aspettarti risultati nel breve periodo.
    Il Growth Hacking è un processo di tipo lean e tutti i processi di questo tipo sono basati su un assunto molto semplice: devi fallire tante volte, imparare il più possibile e poi riuscire una sola volta. È attraverso una serie di micro cambiamenti, a volte apparentemente inutili, che arriverai alla soluzione giusta.
  • Traccia tutto.
    Il growth hacking si basa sui numeri, sulle metriche, sugli analytics. Anora una volta, non ti consiglierò nessun tool. Non mi interessa che tu usi il tool gratuito offerto di default o quello da un trilione di dollari al mese che fa le pizze a forma di funnel. Usa quello con cui ti trovi meglio, ma per l’amor di Sean Ellis, usane uno! E traccia tutto il possibile.
  • Lavora su una sola metrica per volta.
    Uno degli errori che vedo commettere più spesso è quello di lavorare su più step del funnel in parallelo, mischiando attività e metriche e perdendo completamente il controllo della situazione. Se stai portando avanti 10 attività diverse che impattano su aspetti diversi del tuo prodotto come farai a capire quale sta dando veramente risultati?!

Conclusioni (FAQ sul Growth Hacking)

Lo confesso, un post del genere è difficile da concludere, anche perché ho scritto più di 5000 parole, cercando di trasmettere i concetti più importanti, ma con la consapevolezza di aver tenuto fuori tanto.

Come ti ho detto all’inizio, questa non è assolutamente una guida definitiva. Anzi, è un punto di partenza, una guida provvisoria. Voglio darti il là, sperando di convincerti a studiare e approfondire l’argomento per conto tuo, mischiando teoria e pratica, come ho consigliato più su.

Come si conclude un post del genere?

Dopo la carrellata di consigli del capitolo precedente mi sembrava praticamente impossibile trovare una conclusione migliore, ma poi ho pensato che, proprio perché l’argomento è complesso e relativamente nuovo, potesse essere interessante chiudere con una sorta di FAQ sul Growth Hacking.

In realtà può essere utile anche per tutti i furbetti che si scocciano di leggere i post per intero e vanno direttamente ai titoli dei paragrafi e agli elenchi.

Lo faccio anche io qualche volta 😉

Quindi mettiamola così, chiudo questo lungo post con un po’ di domande e risposte che hanno anche l’obiettivo di riepilogare tutto ciò che ho scritto in precedenza. O almeno ci provo!

Il Growth Hacking è meglio del Marketing tradizionale?

No, sono due attività diverse, con obiettivi diversi e che vengono utilizzate in momenti diversi. Il Marketing è indispensabile per attività di branding e di awareness, il Growth Hacking invece si cala di più nel prodotto e va a lavorare su metriche di retention, activation, e così via.

Il Growth Hacking è un’attività una tantum?

Assolutamente no! Il Growth Hacking è un processo e in quanto tale richiede tempo per dare risultati tangibili. Non aspettare di aver completato il prodotto per fare Growth Hacking. Inizia fin da subito, dal giorno zero, e sviluppa le due attività in parallelo.

Posso fare Growth Hacking senza budget?

È molto difficile, se non impossibile. Per svolgere la maggior parte delle attività hai bisogno di budget. Però puoi partire con piccoli budget e aumentare le cifre un po’ alla volta quando arrivano i primi risultati.

Per fare Growth Hacking devo essere un programmatore?

Assolutamente no. Il Growth Hacking fa un largo utilizzo della programmazione, ma questo non significa che tu debba essere un programmatore. Basta conoscere solo quello che ti serve per portare avanti gli esperimenti e, nella maggior parte dei casi, usare dei tool che eliminano quasi del tutto gli aspetti di programmazione.

Il Growth Hacking è solo per le startup?

Anche questo è falso. Il metodo è nato nel mondo startup semplicemente perché è un contesto scarso di risorse dove la velocità e la creatività fanno tutta la differenza. Ad oggi però anche le grosse aziende stanno iniziando ad aprire reparti interni dedicati al Growth Hacking.

Il Growth Hacker è un lavoro?

Assolutamente si. Io lo faccio per lavoro e conosco tante altre persone che lo fanno per lavoro. Puoi lavorare come Growth Hacker su un prodotto specifico (tuo o di altri) oppure farlo come consulente per diverse aziende. Aggiungo che è un lavoro molto richiesto e anche ben pagato.

Il Growth Hacking serve solo in fase iniziale?

No. Come ho detto all’inizio di questo post, ogni azienda ha bisogno di crescere. In base allo stadio di evoluzione del business cambia il concetto di crescita e di conseguenza cambiano le metriche da tenere sotto controllo. Ma non esistono business che non devono crescere.

Il Growth Hacking è solo una moda?

Molto probabilmente si. Molto probabilmente tra un po’ calerà l’hype intorno a questa nuova disciplina e verrà semplicemente accorpata dal marketing digitale. Non c’è niente di male e, in realtà, negli USA sta già accadendo. Il Marketing, come tutto del resto, si evolve di continuo. Il Growth Hacking potrebbe essere la sua naturale evoluzione per i tempi in cui viviamo.

Wow, non ci credo… sei arrivato fino alla fine e hai letto tutto il post. Probabilmente è il post più lungo che io abbia mai scritto su questo blog e ti confesso che, in fondo in fondo, mi fa piacere. Per un argomento che mi sta a cuore come questo era necessario scrivere qualcosa di più del post da 800 parole con un paio di link di approfondimento.

Spero di esserci riuscito.

Non ho la pretesa di aver coperto al 100% l’argomento del Growth Hacking, ma mi auguro di aver risposto ai tuoi dubbi, di averti dato interessanti spunti di riflessione e di aver chiarito una volta per tutte di cosa si tratta.

Ovviamente un post del genere deve essere aggiornato di continuo per essere al passo con i tempi.

Quindi torna a leggerlo tra un po’ perché sicuramente troverai qualche novità interessante e, come sempre, se hai qualche domanda sul Growth Hacking ti invito a scrivere nei commenti o a contattarmi in privato!

Voglio concludere il post con questa bellissima definizione di Sean “papà” Ellis che sono sicuro ti piacerà. Alla fine siamo tutti qui per fare business e quindi l’ultima definizione sul Growth Hacking non poteva non essere business oriented:

Il Growth Hacking serve per capire chi sono i tuoi migliori clienti e a trovare un modo per acquisirne di più

Non aggiungo altro 😉

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Chi Sono

raffaele gaito bio

Sono un Growth Coach,
autore, speaker e blogger.
Attraverso il Growth Hacking guido le aziende a migliorare i loro prodotti e i loro processi con l’ausilio dei dati, degli esperimenti e del pensiero laterale.
In segreto mi alleno per diventare Batman

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