pazienza

Nel business (e nella vita) vince chi ha pazienza

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Quando penso a come il digitale ha rivoluzionato i nostri comportamenti quotidiani e con loro il modo di vivere le nostre vite, una cosa su tutte mi sembra occupare un posto centrale e significativo in questa riflessione: la velocità.

Quando parlo di velocità non mi riferisco all’indiscussa accelerazione che il progresso, soprattutto tecnologico, ha avuto negli ultimi anni al di fuori di noi. Quando parlo di velocità sto piuttosto pensando a un nuovo ritmo interiore da cui dipende la soddisfazione delle aspettative.

Non serve andare molto lontano dall’esperienza quotidiana per capire cosa voglio dire: Netflix, Amazon, Justeat, Tinder sono alcuni esempi di come di il digitale sia ormai entrato a pieno titolo nella vita delle persone modificando, di fatto, tempi e modi della loro esistenza.

Non è più necessario aspettare per la puntata successiva di una serie quando la si può vedere tutta d’un fiato in una notte. Oggi è possibile ricevere in 24 ore un oggetto impossibile da trovare nel raggio di 100 Km. Aprire il frigo e trovarlo vuoto quando l’orologio segna le 21:00, vale a dire supermercati chiusi, non è più una tragedia familiare! Ora la cena la ordini con lo smartphone e te la portano fino a dentro casa… e se sei fortunato oltre al Cheeseburger nello smartphone ci trovi pure la tua anima gemella, con Tinder!

Tutto questo per dire che il luogo del cambiamento, nell’era del digitale, è prima di tutto un luogo interiore. Quello che è cambiato infatti, non sta tanto nelle cose: intrattenimento, prodotti, cibo e amore, sono rimaste pressoché le stesse di sempre, ma nel modo in cui se ne usufruisce e nel modo in cui ci si relaziona al mondo esterno.

Ad essere cambiata è la velocità con la quale si ottengono le cose, frantumando tutte quelle barriere che c’erano tra noi e i nostri desideri!

Tutto questo ha un nome: Instant gratification, vale a dire gratificazione istantanea!

Si tratta di un effetto collaterale dell’era digitale: un approccio alla realtà che può avere gravi conseguenze, soprattutto sui più giovani che finiscono per confondere la velocità del mezzo con la velocità del fine e si illudono che per avere successo basta trovare la formula magica.

Ma, come ho scritto mille volte su queste pagine, la formula magica non esiste!

L’illusione del “tutto e subito”, è alimentata da alcuni fattori che non fanno altro che nutrire l’idea che con il digitale la strada per il successo sia facile, immediata e alla portata di tutti:

  • Le vanity metrics: Like e followers creano dipendenza e l’illusione di poter misurare il proprio valore nell’istante immediatamente successivo a una condivisione. Non è così! Non basta giocare per vincere; bisogna studiare, sperimentare e attendere.
    Ecco perché quando i risultati non arrivano il fallimento sembra totale!
  • I Fenomeni: storie meravigliose arrivate dall’America e della Silicon Valley come quella di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook; Evan Spiegel, fondatore di Snapchat o Kevin Systrom fondatore di Instagram, tutti giovani talenti che grazie a un’idea (e un garage!) hanno avuto successo nel digitale. Oppure, senza andare così lontano, l’interminabile ascesa al successo dell’italiana Chiara Ferragni, la fashion blogger più conosciuta al mondo, che ha trasformato le sue passioni in un business da milioni di dollari.

Attraverso questi nomi e la ricaduta mediatica che le loro storie hanno avuto a livello globale sembra davvero facile sfondare nel mondo del Digitale. E per qualcuno le conseguenze di questa illusione possono essere drastiche se si perde il controllo delle proprie azioni.

È la storia di una ragazza americana, Lissette Calveiro: “Voleva diventare una star di Instagram, ma si è indebitata per una somma di 10mila dollari e la sua vita era una bugia”.

Ecco la sua storia, raccontata da Business insider, in poco tempo diventata virale.

Sai cosa penso?

Penso che abbiamo perso l’uso della pazienza.

Ho già parlato di pazienza in questo blog, e la pazienza di cui parlo è avere visione; significa avere un mindset orientato al lungo periodo in cui la strada è tracciata da obiettivi a lungo termine e non da metriche di vanità e gratificazione istantanea.

Sono gli obiettivi, i piccoli passi, i cambi di direzione che rendono la strada un percorso per il successo. Sono come i puntini di cui ha parlato Steve Jobs nel suo discorso a Stanford, già ricordato in questo post in cui puoi riguardare il video del discorso.

Non è possibile guardare i puntini andando avanti, dice Jobs agli studenti, potete solo unirli guardandovi all’indietro. Dovete avere fiducia. Fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire

Ecco che la pazienza assume un valore fondamentale, tutt’altro che passivo. La pazienza diventa “costanza” in quell’atteggiamento virtuoso e propositivo che permette a un obiettivo di essere raggiunto e a una persona di non arrendersi e avere fiducia nel fatto che un giorno quei puntini si uniranno.

La pazienza non è semplicemente saper aspettare; la pazienza è cosa facciamo mentre aspettiamo!

E fidati, ci sono storie di persone in cui pazienza e costanza hanno avuto un ruolo decisivo per il loro successo.

Ecco quattro esempi:

  • Jack Ma è stato rifiutato 10 volte ad harvard prima di fondare Ali Baba e diventare l’uomo più ricco della Cina.
  • Peter Vesterbacka, co-fondatore di Rovio, aveva lanciato 51 giochi senza successo prima di scongiurare il fallimento con Angry Birds, uno dei giochi più famosi degli ultimi anni!
  • Brian Acton, rifiutato da Facebook e poi da Twitter prima di fondare Whatsapp, venduto allo stesso Facebook per un valore di 19 miliardi.
  • Leah Busque, fondatrice di TeskRabbit ha dovuto cambiare rotta decine di volte e dimettersi da CEO dell’azienda prima di chiudere l’accordo con IKEA e rivoluzionare un intero settore.

Le storie di queste persone vi stanno tutte suggerendo una cosa: innamorati del processo perché il processo è già il risultato.

Il processo, infatti, non è altro che la forma della pazienza; è il risultato pratico e concreto di chi ha capito come mettere in pratica la costanza nel raggiungimento di un obiettivo.

Voglio lasciarti 4 motivi per i quali, secondo me, è necessario riacquistare la capacità di avere pazienza, nella vita, ma soprattutto nel lavoro e nel mondo del digitale:

  1. Attraverso la pazienza si riscopre la TOLLERANZA
    Essere tolleranti verso gli errori degli altri e soprattutto verso i propri errori è fondamentale, perché è solo attraverso gli errori che si acquisisce esperienza e si realizza un percorso fondato sulla consapevolezza delle proprie scelte.
  2. La pazienza è l’unico modo per dare valore al TEMPO
    Per riappropriarci del tempo, cosa sulla quale negli ultimi anni abbiamo completamente perso il controllo.
  3. Bisogna avere pazienza per prendere DECISIONI ponderate
    Solo così è possibile concentrarsi sul presente e procedere valutando ogni obiettivo in modo progressivo.
  4. La pazienza è necessaria per IMPARARE
    Perché in ogni cosa è fondamentale ricordarsi che non si può sapere tutto e che imparare è il primo passo necessario.

La pazienza è un’abitudine e in quanto tale necessita di allenamento.

Come fare, allora, ad allenarsi ad avere pazienza?

Fai in modo che la pazienza sia parte della tua strategia, parti dagli obiettivi, metti in pratica i risultati, quelli che provengono dai successi e anche quelli che derivano dai fallimenti.

Goditi il percorso e percorri il processo, perché in molti casi quella che stai correndo è una maratona e non i 100 metri!

Non pensare al traguardo, ma osserva i tuoi piedi ad ogni passo, provando a sostituire la brama del successo con il raggiungimento dei risultati.

Concentrati sulla resistenza e non sulla gratificazione istantanea, perché in un contesto in cui al primo fallimento il 99% delle persone abbandona la gare, vince chi ha pazienza!

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Chi Sono

raffaele gaito bio

Sono un Growth Coach,
autore, speaker e blogger.
Attraverso il Growth Hacking guido le aziende a migliorare i loro prodotti e i loro processi con l’ausilio dei dati, degli esperimenti e del pensiero laterale.
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