Come trattare gli altri e farseli amici (riassunto e recensione)

come trattare gli altri e farseli amici

Studia con me e i migliori esperti

Se ti interessano gli argomenti che tratto su questo blog entra nella mia academy, il Growth Program. Migliora le tue digital skill e soft skill nell’unica academy italiana di formazione continua per imprenditori e professionisti. Ti bastano 4 ore al mese. Senza abbonamenti.

Guest post di Simone Di Benedetto, copywriter.

Indice

Introduzione

Se sei un imprenditore sull’orlo di una crisi di nervi a causa delle difficoltà che trovi nel comunicare con i tuoi collaboratori e con i tuoi clienti

Se sei un padre o una madre alle prese con il complesso compito di educare tuo figlio, che di ascoltarti proprio non ne vuole sapere…

Se sei un ragazzo o una ragazza che prova in tutti i modi a creare legami indissolubili con qualcuno, ma ti sembra una missione impossibile da portare a termine…

Insomma, se sei una persona che necessita o intende migliorare il suo modo di relazionarsi con gli altri, indipendentemente dal ruolo che ricoprono nella società e nel posto di lavoro…

…questo articolo è quello che fa al caso tuo.

Perciò mettiti comodo, prenditi un bel respiro, e preparati ad immergerti in un pezzo di storia della cultura del self-help, della crescita personale e della comunicazione.

Autore e opera

I principi di cui parleremo oggi sono tratti dal libro Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie.

Quest’opera, pubblicata per la sua prima volta nel 1936, è una straordinaria combinazione di strategie di comunicazione e vendita, di relazioni umane e psicologia applicata.

Dale Carnegie (1888-1955) fu conferenziere, scrittore e creatore di celebri corsi di auto-miglioramento e formazione aziendale.

Ciò che scrisse in questa sua celebre opera è il frutto di centinaia di ore di lezioni tenute durante i suoi corsi di formazione per manager e professionisti a partire dal 1912.

Durante i suoi corsi lo scopo delle discussioni era imparare l’arte di avere a che fare con gli altri nella vita quotidiana, sociale e lavorativa.

Il libro è suddiviso in 4 sezioni:

  1. “Tecniche fondamentali per la gestione dei rapporti”
  2. “Sei modi per piacere alla gente”
  3. “Come convincere gli altri”
  4. “Essere leader: come cambiare gli altri senza offenderli o suscitare il loro risentimento”

In ognuna delle 4 macro-aree l’autore tratta i vari principi, che vanno a comporre una semplice ed efficace strategia di comunicazione, in maniera molto pratica, fornendo numerosi esempi tratti dalla vita reale dei suoi studenti; eventi realmente accaduti che venivano analizzati durante le lezioni che il professor Carnegie teneva ai suoi allievi.

Parte prima: Tecniche fondamentali per la gestione dei rapporti

Non criticare, ma apprezza, e suscita negli altri un desiderio profondo

Siamo umani e a chiunque sarà capitato almeno una volta nella sua vita di lasciarsi andare apertamente a qualche critica o giudizio negativo nei confronti di qualcuno, magari perché deluso o arrabbiato.

Ecco, mi spiace dirtelo, ma non c’è niente di più sbagliato!

È, infatti, assolutamente inutile e controproducente criticare apertamente qualcun altro, in quanto ciò non solo non produce alcun tipo di miglioramento, ma anzi, al contrario, genera risentimento e astio nei nostri confronti.

Come sarebbe meglio agire allora?

Ciò che Carnegie suggerisce di fare è offrire comprensione ed esprimere apprezzamenti sinceri e onesti.

Se il nostro obiettivo è spronare l’altro a fare meglio non esiste ricetta migliore.

Il desiderio più insito nella natura umana è il desiderio di essere apprezzati

– William James

E se abbiamo bisogno di chiedere a qualcuno di fare qualcosa per noi, come dovremmo comportarci?

Il modo migliore in assoluto è mostrargli i vantaggi che compiere quell’azione può avere per lui.

Infatti, l’unica maniera veramente efficace perché qualcuno faccia quello che gli chiediamo di fare, e perché lo faccia nel modo migliore possibile, è far sì che desideri fare quella cosa.

E cosa più dell’essere a conoscenza di tutti i benefici può portarci ad eseguire un “ordine” di buon grado?

Quindi:

  1. Non criticare
  2. Offri apprezzamenti sinceri e onesti
  3. Suscita negli altri un desiderio profondo

Parte seconda: Sei modi per piacere alla gente

1. Interessiamoci sinceramente agli altri

Ogni essere umano più o meno consapevolmente tende ad interessarsi agli altri solo quando questi sono interessati a lui.

Cosa significa questo?

Significa che, se vogliamo piacere agli altri, se vogliamo farci degli amici, o se semplicemente vogliamo conquistare l’attenzione di qualcuno, dobbiamo interessarci agli altri in modo sincero.

Inoltre, mostrare un interesse autentico nei confronti degli altri, negli affari, indurrà i nostri clienti ad essere leali e fedeli con noi.

Interessiamoci agli altri e loro ricambieranno, è una conseguenza inevitabile.

2. Sorridiamo

Sorridere è un po’ come dire all’altro: “Mi piaci, sono contento di vederti.”

Il sorriso è il più potente tra gli strumenti sociali che abbiamo a disposizione.

È necessario che ci piaccia incontrare le persone perché a loro piaccia incontrare noi!

Sembra ovvio e facile a dirsi, no?

A volte però capitano delle giornate in cui proprio non ne va dritta una e sorridere sembra un’impresa che le 7 fatiche di Ercole a confronto sembrano una passeggiata in riva al mare. Non è vero?

E in questi casi come possiamo fare? Dovremmo semplicemente rassegnarci al fatto che sarà per un altro giorno?

Assolutamente no!

È di fondamentale importanza riuscire sempre a mostrare il nostro sorriso quando ci rapportiamo agli altri.

3. Ricordiamoci che per le persone il loro nome è il suono più bello del mondo

Quante volte accade che ci presentiamo a qualcuno e l’istante immediatamente successivo già non ci ricordiamo più il suo nome?

A me praticamente sempre!

Ecco, questo è un errore da evitare assolutamente sia negli affari sia nei rapporti sociali.

Il fatto che qualcuno si ricordi il nostro nome, infatti, ci fa sentire importanti e rispettati.

Se ci ricordiamo i nomi delle persone con cui abbiamo a che fare, sarà come fare loro dei complimenti; al contrario, se ce li dimentichiamo o li confondiamo, sarà come offenderli.

4. Ascoltiamo con attenzione e incoraggiamo gli altri a parlare di sé

Le persone, spesso, non riescono a fare una buona impressione con gli altri perché sono incapaci di ascoltare con attenzione.

Anche a te è capitato, a qualche festa o magari durante una cena tra parenti o amici, di avere la sensazione che la persona con cui stavi parlando non ti stesse minimamente ascoltando?

E magari questa stessa persona non vedeva l’ora di interromperti per dire la sua opinione e scaricarti addosso una valanga di parole senza sosta?

Bene, allora comprenderai bene il significato di questa quarta semplice regola da seguire per essere sempre ben voluto.

Il segreto per far sì che la gente ci eviti, infatti, è non ascoltare mai nessuno, parlare sempre di noi stessi e interrompere chi sta parlando per esprimere la propria idea.

Dunque, se vogliamo essere dei buoni conversatori, dobbiamo, come prima cosa, essere degli ascoltatori attivi e fare in modo che il nostro interlocutore parli di sé.

5. Parliamo di ciò che interessa agli altri

Un modo efficace per risultare interessante e piacevole agli occhi degli altri è, senz’altro, parlare di ciò che più interessa a loro.

Mostrare interesse per ciò che li motiva e li coinvolge crea un ambiente piacevole e favorevole per le interazioni.

Chi non preferirebbe parlare degli argomenti a cui è più avvezzo e con cui è più confident?

In questo modo il nostro interlocutore avrà modo di rimanere all’interno della sua comfort zone e di vivere una sensazione di piacere, parlando di ciò che più gli piace e di cui è più competente.

Noi, dall’altra parte, avremo modo di ampliare le conoscenze e le prospettive della nostra vita.

Quindi, in fin dei conti, sembra essere conveniente per tutti, no?

6. Facciamo sentire importanti gli altri e facciamolo sinceramente

In questo punto Carnegie riprende uno dei 3 principi della prima parte, quello in cui si consiglia di non risparmiarci nei complimenti (a patto che siano sinceri, sempre!).

Lo scopo dei nostri apprezzamenti sarà qui quello di elevare la persona con cui stiamo parlando a uno stato di superiorità, sarà quello di riconoscerne l’ importanza.

Tutti noi desideriamo l’approvazione altrui, il riconoscimento del proprio valore e la sensazione di sentirsi importanti.

Perciò, comportiamoci con gli altri come vorremmo che gli altri si comportassero con noi!

Facciamo sempre sentire importanti gli altri, ma facciamolo senza fingere e in modo genuino e coerente con la nostra persona, con quello che siamo. Non deve mai essere una cosa forzata!

A nessuno piace essere “ingannato” e manipolato, e un attestato di stima poco sincero, agli occhi più attenti sarà immediatamente riconoscibile.

Ormai dovresti aver capito che la parola chiave attorno a cui ruotano tutti gli insegnamenti del Professor Carnegie è la sincerità.

È evidente come questi sei principi siano delle abitudini utili per costruire una vita sociale ricca di legami profondi e significativi con le persone che ci circondano, di relazioni positive e durature nel tempo. Sono dei validi consigli che possono condurci verso il successo nelle relazioni e negli affari!

Parte terza: Come convincere gli altri

Intanto se sei arrivato fino a qui devo farti i miei complimenti, perchè il 90% delle persone che navigano su internet faticano a mantenere l’attenzione su qualcosa per più di 5 minuti.

Quindi stai dimostrando di appartenere a quel 10% che riesce a concentrarsi per più della durata di un video su TikTok.

Quello di cui parleremo ora sono i 12 principi utili a convincere le persone con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni.

Ti assicuro che le cose stanno per diventare sempre più interessanti.

Seguimi in questo viaggio alla scoperta delle regole della persuasione più semplici ed efficaci che tu abbia mai conosciuto. Non te ne pentirai.

1. L’unico modo per uscire vincitori da una discussione è evitarla

Quasi sempre, un litigio termina con entrambe le parti che restano convinte di aver ragione. 

Ci hai mai fatto caso?

Non si può vincere una discussione.
Perdiamo, se perdiamo, e perdiamo anche quando vinciamo.

Anche quando siamo noi a vincere la discussione, accade che l’altro si sentirà ferito nell’orgoglio e in una posizione di inferiorità rispetto a noi.

2. Rispettiamo le opinioni degli altri

Quando diciamo esplicitamente agli altri che stanno dalla parte del torto, non facciamo altro che colpire la loro intelligenza, capacità di giudizio, orgoglio e autostima; e questo li indurrà a contrattaccare, non certo a mettersi in discussione.

Non c’è modo peggiore di iniziare una conversazione che facendo intendere al nostro interlocutore che si sbaglia.

Se vogliamo dimostrare qualcosa o far cambiare idea a qualcuno riguardo qualcosa, non dichiariamolo esplicitamente.

La prepotenza, la ridicolizzazione e l’insulto non funzionano mai!

Se una persona esprime un concetto con cui non siamo d’accordo – o che riteniamo assolutamente sbagliato – un buon modo per non scatenare una reazione aggressiva nell’altro è porsi nei suoi confronti con toni modesti, presentando le proprie opinioni non come verità assolute, bensì pronunciando magari qualcosa del genere:

Guarda, io la penso diversamente, ma posso sbagliarmi. Se mi sbaglio, sono felice di correggermi. Proviamo a esaminare i fatti.”

In conclusione, dunque, non discutiamo con i nostri interlocutori, non diciamo loro che si sbagliano, non indisponiamoli. Cerchiamo di essere diplomatici.

3. Se abbiamo torto ammettiamolo, subito e senza mezzi termini

Se sappiamo di aver torto, è meglio battere nel tempo l’altro ammettendo per primi le nostre colpe.

Questo comportamento indurrà l’altro a prendere le nostre parti, minimizzando la gravità dell’errore o della colpa con un atteggiamento generoso e comprensivo.

Non ti è mai capitato di chiedere scusa sinceramente a qualcuno, dopo esserti reso conto di aver commesso un errore, e che l’altro reagisse cercando di consolarti e rallegrarti, sminuendo la tua colpa?
Io credo che sia un atteggiamento piuttosto diffuso.

Litigando non otterremo mai abbastanza, ma cedendo otterremo più di quanto ci aspettiamo.

Quando abbiamo ragione, proviamo a convincere gli altri con tatto e delicatezza, e quando siamo nel torto, ammettiamo gli errori senza esitare e con entusiasmo.

4. Esordiamo sempre in modo amichevole

Solitamente, le persone non vogliono cambiare idea, e non possono essere costrette a essere d’accordo con noi. Tuttavia, con gentilezza e cortesia possiamo guidarle verso di noi.

Converrai con me che, se nell’altro albergano l’ostilità e la malevolenza nei nostri confronti, sarà molto difficile riuscire a convincerlo.

Di conseguenza, è assolutamente indispensabile convincere il nostro interlocutore della nostra amicizia sincera, per poterlo portare dalla nostra parte.

Per questo è molto importante esordire sempre in modo amichevole: l’apprezzamento, la gentilezza e l’approccio amichevole possono portare gli altri a cambiare idea più di qualsiasi intimidazione o sfuriata.

5. Facciamo dire subito “sì”

In questo capitolo Carnegie ci parla di una strategia ben collaudata volta a persuadere le persone.
Questa strategia si basa sul Metodo Socratico e prende il nome dal suo inventore, l’omonimo filosofo greco antico del V secolo a.c.

In cosa consiste questa tecnica?

Quando discutiamo con gli altri, dobbiamo cominciare evidenziando i punti su cui siamo d’accordo.

Dobbiamo fare in modo che il nostro interlocutore ci dica “sì” quante più volte possibile; ma soprattutto, dobbiamo evitare che dica di “no”.

Come sostiene il professor Harry Overstreet, infatti, un “no” è un handicap difficilissimo da recuperare.

Una volta che una persona dice “no”, tutto il suo orgoglio – nonostante possa in un secondo momento cambiare effettivamente idea – imporrà di rimanere coerente con quanto affermato.

Questa è quella che lo psicologo Robert Cialdini oltre 50 anni dopo definì Principio di coerenza.

Quando qualcuno dice “no”, il suo intero organismo si pone in una condizione di rifiuto, mentre quando dice “sì” l’organismo manifesta apertura e disponibilità.

Dunque, più sono i “sì” che riusciamo ad ottenere all’inizio del nostro discorso, più alte saranno le probabilità che si riesca a convincere chi ci ascolta 

I comunicatori più abili fanno sempre in modo di ottenere sin da subito una serie di risposte affermative alle proprie domande, così da indirizzare la psicologia degli ascoltatori in una direzione positiva e affermativa.

6. Lasciamo che siano soprattutto gli altri a parlare

Alle persone, in genere, piace parlare di sé e dei propri successi.

Viceversa, la maggior parte di noi detesta sentir parlare gli altri sempre e solo di se stessi e dei traguardi raggiunti.

Il messaggio che trasmettono questo tipo di persone è: “Io sono il più bravo, io sono il più bello, io sono il meglio!”

Se ti fermi a riflettere, sono certo che anche tu puoi far rapidamente tornare alla mente almeno un episodio della tua vita in cui non vedevi l’ora di tornare a casa perchè ti sei imbattuto nel fenomeno di turno egocentrico e narcisista che parlava ininterrottamente solo di se stesso e dei suoi successi, dei suoi averi e delle sue qualità.

Ricordi quella sgradevole sensazione?

Ecco, sappi che sei in buona compagnia, e che è molto più comune di quanto dovrebbe, purtroppo.

Dunque, in una conversazione facciamo domande e lasciamo che siano gli altri a dirci delle cose, se non vogliamo risultare pesanti e presuntuosi.

E, quando tocca a noi, cerchiamo sempre di essere modesti e minimizziamo i nostri successi; perché quando i nostri amici fanno meglio di noi si sentono importanti, ma quando siamo noi ad avere maggior successo, e lo urliamo ai quattro venti, potremmo suscitare invidia e talvolta anche risentimento.

7. Lasciamo che l’altro pensi che l’idea sia sua

A nessuno piace l’idea di essere stato convinto o manipolato.

Tutti preferiamo credere di comprare perché vogliamo e di agire perché crediamo sia giusto farlo.

Tutti noi siamo più inclini a fidarci di ciò che crediamo in seguito a una nostra scoperta, piuttosto che di ciò che ci viene propinato da qualcun’altro.

È per questo che, se vogliamo portare qualcuno ad abbracciare la nostra idea o a comprare il nostro servizio o prodotto, dobbiamo semplicemente dare dei suggerimenti. Dobbiamo fare in modo che l’altro arrivi da sé alle conclusioni desiderate.

Come possiamo definire questa “strategia”? Show don’t tell.

8. Proviamo sinceramente a guardare le cose dal punto di vista dell’altro

“Preferisco passeggiare per due ore sul marciapiede davanti all’ufficio di qualcuno che devo incontrare per un colloquio, piuttosto che entrare in quell’ufficio senza un’idea chiara di ciò che dirò a quella persona e di ciò che lei potrebbe rispondermi.”

Questo è quanto afferma con fierezza Dale Carnegie introducendo questo fondamentale principio persuasivo, penso il più importante tra tutti.

Dobbiamo ricordarci che la maggior parte delle persone non pensa mai di aver torto.

Quello che dobbiamo fare noi è cercare di comprendere chi ci sta parlando, e scoprire le ragioni per cui pensa e agisce in un certo modo. Così facendo potremo trovare la chiave di tutte le sue azioni, e talvolta anche della sua personalità.

Mettiamoci nei panni dell’altro e sforziamoci di vedere le cose dal suo punto di vista.

Questo contribuirà ad allentare le tensioni quando queste raggiungono un’intensità considerevole durante una discussione; ma sarà anche un metodo efficace per trovare gli angoli comunicativi e le soluzioni per convincere chi ci sta di fronte della veridicità delle nostre parole.

Prima di chiedere a qualcuno di appoggiare le nostre idee o di acquistare il nostro prodotto, chiediamoci: “Perché dovrebbe farlo?”

9. Mostriamo di comprendere le idee e i desideri degli altri

Questo principio è la naturale prosecuzione di quello precedente, quindi non staremo qui a soffermarci oltre.

Corriamo spediti verso le prossime perle comportamentali e verso la scoperta del significato più profondo di questo libro.

10. Facciamo appello alle motivazioni più alte

Solitamente ogni persona ha una ragione vera e una che suona bene, alla base delle sue scelte.
Quello che nel marketing si può definire il “vero motivo” e il “falso motivo” che induce un cliente all’acquisto.

Il falso motivo è quello che giustifica a noi stessi e agli altri l’acquisto in modo razionale, quello che va a compensare l’irrazionalità emotiva che sta alla base del “vero motivo” che ci ha spinto a comprare.

Per fare un esempio, Carnegie racconta che un giorno Lord Northcliffe aveva scoperto che un quotidiano aveva pubblicato una sua foto senza autorizzazione.

Egli, anziché scrivere: “Per favore non pubblicate foto che mi ritraggono, non ve lo permetto”, fece appello a motivazioni più alte e scrisse: “Per favore non pubblicate foto che mi ritraggono, perché a mia madre dà molto fastidio.”

Questo è un classico esempio di quello che significa fare appello alle motivazioni più alte.

11. Conferiamo teatralità alle nostre idee

Nella comunicazione, quelli che parlano troppo sono inefficaci e finiscono per non persuadere nessuno.

Questo accade principalmente perché la gente ormai ha una soglia d’attenzione sempre più bassa e si stanca velocemente.

Alla luce di questo, dovremmo fare in modo di rendere la nostra comunicazione quanto più attrattiva e interessante possibile, andando ad eliminare tutti quegli elementi che creano frizione all’acquisto o alla persuasione, come ad esempio la prolissità, appunto.

Un metodo semplice, efficace e potente per fare ciò è conferire teatralità alle nostre idee!

Un esempio?
James Boynton doveva presentare una lunga ricerca di mercato sulla concorrenza nel settore delle creme per il viso.

Dopo un primo tentativo in cui non fu ascoltato dal cliente, a causa di una discussione che era andata per le lunghe, decise di mettere in scena una dimostrazione teatrale di quello che doveva esporre.

Non appena il suo interlocutore diede attenzione al signor Boynton, questo aprì la sua valigetta e piazzò sul tavolo 32 vasetti di crema per il viso (tutti prodotti dei concorrenti ) sopra i quali aveva appiccicato un’etichetta che riassumeva i risultati della ricerca di mercato.

Semplice, esaustivo ed efficace!
Alla gente piace l’azione, il movimento e lo spettacolo.
Diamo loro ciò che vogliono.

Lo fanno nei film e nelle pubblicità. Perché non lo facciamo anche noi?

12. Lanciamo una sfida

Cosa più del desiderio di eccellere, della sfida e della competizione può stimolare una persona di carattere?

Il fattore più motivante in assoluto non è il denaro, l’ambiente positivo, i bonus o altri benefit, ma il lavoro in sé.

Se il lavoro è interessante ed entusiasmante, il lavoratore lo svolge con impegno ed è motivato a portarlo al termine al meglio.

Le persone di successo amano il lavoro, la possibilità di esprimere se stessi nel lavoro, di provare il loro valore, di eccellere e primeggiare.

Parte quarta: Essere leader: come cambiare gli altri senza offenderli o suscitare il loro risentimento

Come per ogni altro libro, film od opera teatrale che si rispetti, anche qui l’autore conserva per la parte conclusiva gli insegnamenti più importanti, quelle lezioni che più di tutte possono permettere al lettore di fare un upgrade significativo.

Spero tu sia a stomaco vuoto perchè ora ci apprestiamo insieme a fare una bella scorpacciata di perle di saggezza e consigli pratici per migliorare il nostro modo di rapportarsi con gli altri e diventare un vero leader.

Partiamo!

1. Se dobbiamo far notare un errore, iniziamo con parole sincere di apprezzamento

Quante volte capita, nella vita di tutti giorni, di trovarsi nella situazione di dover correggere l’errore di qualcuno e di non sapere come dirglielo senza che l’altro venga ferito nell’orgoglio e si senta offeso?

Non è affatto semplice, lo so.

È sempre complicato trovare le parole giuste, il tono giusto e il momento giusto per riprendere qualcuno senza suscitare risentimento.

Quello che Carnegie consiglia di fare in questi casi è cominciare con apprezzamenti sinceri (sì ormai che tiene molto alla sincerità l’avevi capito no?).

Ogni volta che ci troveremo nella necessità di dover far presente a qualcuno che ha sbagliato e correggerlo, evidenziamo prima i pregi del suo operato o della sua persona, in modo da rendere le nostre parole meno spiacevoli.

2. Facciamo notare gli errori in modo indiretto

Una valida alternativa al comunicare esplicitamente l’errore è senz’altro quella di mostrare con i fatti.

Racconta Carnegie che una volta un suo studente John Wanamaker aveva visto un cliente in attesa al bancone del suo negozio, senza che nessuno si occupasse di lui.

I commessi erano tutti dall’altra parte del bancone a chiacchierare allegramente tra di loro.

A quel punto, senza dire una parola, era andato dietro al bancone e aveva servito lui stesso l’uomo, e aveva poi passato gli acquisti ai commessi perché glieli incartassero.

Rapido, efficace e indolore.

In questo modo i commessi hanno recepito il messaggio  senza doversi sentire in imbarazzo per la tirata di orecchie che sarebbe spettata loro.

Un altro suggerimento che ci dà l’autore è quello di evitare di usare la parola “ma”, perché questa è come una specie di veleno in grado di oscurare il vero senso della frase che la precede.

“Bella questa foto, ma potevi fare meglio!”

L’unico messaggio cha passa da un’esclamazione del genere è: “Potevi fare meglio!”.

E questo accade a causa di quel “ma” tra le due frasi che ha il potere di annientare completamente il messaggio dell’incipit di quella stessa frase.

Il “ma” significa guai, e chi lo sente lo sa benissimo.
Non usiamolo e troviamo un modo migliore e più onesto per esprimere ciò che dobbiamo.

3. Parliamo dei nostri errori prima di criticare l’altro

È molto meno difficile ascoltare chi ci fa notare un errore se è lui il primo ad ammettere di essere tutt’altro che impeccabile.

Immagino che ti sarà capitato almeno una volta nella tua vita di essere ripreso per un tuo errore; e che quella stessa persona, prima di dirti dove avevi sbagliato, ti dicesse che quell’errore lui stesso l’aveva commesso in passato.

Ecco, quello che si vuole ottenere con questa tecnica è proprio quella sensazione di sollievo che si prova nel sapere che, anche chi ce lo sta facendo presente, quell’errore l’ha commesso prima di noi.

Con questa piccola attenzione, riusciremo ad alleviare il peso delle nostre parole e rendere la pillola meno amara.

Faremo in modo di non generare rancore, risentimento o astio nei nostri confronti.

4. Poniamo domande invece di dare ordini diretti

Il risentimento per un ordine dato bruscamente può durare molto, anche se l’ordine è stato dato per correggere una situazione evidentemente sbagliata.

Non so per te, ma questo è, a parer mio, uno dei punti più importanti su cui la maggior parte delle persone dovrebbe lavorare.

Sono all’ordine del giorno, infatti, le situazioni in cui capita di imbattersi in qualcuno che impartisce ordini in modo pretenzioso, maleducato e indisponente ai propri sottoposti, trattandoli e considerandoli come poco più che oggetti.

Un buon modo per dire a qualcuno di fare qualcosa è chiedere anziché ordinare.

Vedrai che se ciò che chiedi non verrà percepito come un ordine, ma come una richiesta, sarà accettato più di buon grado e il lavoro sarà svolto meglio.

Inoltre, vedrai che le persone sono più disposte ad accettare un ordine se sono state partecipi delle decisioni che lo hanno determinato: “Come pensi che si potrebbe fare questa cosa?

5. Permettiamo all’altro di salvare la faccia

Un altro dei capisaldi da tenere ben in mente quando vogliamo condurre gli altri verso un miglioramento e quando vogliamo essere a tutti gli effetti dei veri leader è: Non ferire l’orgoglio altrui, calpestando i sentimenti dell’altro.

Anche se abbiamo ragione e l’altro ha assolutamente torto, impedirgli di salvarsi la faccia serve solo a ferire il suo ego.

Come scriveva lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupery: “Offendere un uomo nella sua dignità è un crimine!”

All’occorrenza, cerchiamo di offrire qualche parola gentile e uno sforzo di comprensione per l’altro, invece che rimarcare inutilmente una colpa, ferendo e umiliando chi sta dall’altra parte.

6. Mostriamo di apprezzare ogni miglioramento, per quanto minimo

Lo psicologo Jess Lair scrisse: “La lode è come la luce del sole che scalda lo spirito umano. Non possiamo fiorire e crescere senza di essa.”

Ricevere dei complimenti per aver fatto dei passi in avanti, per quanto piccoli, può rappresentare un propulsore molto potente verso la nostra evoluzione. Ci sprona a continuare a migliorare, maggiormente consapevoli delle nostre capacità.

Le abilità svaniscono sotto i colpi della critica e sbocciano con l’incoraggiamento.

7. Attribuiamo agli altri una buona reputazione di cui mostrarsi all’altezza

C’è un proverbio che fa: “Dare un brutto nome a un cane è un po’ come sparagli.”

Qual è il suo significato?

Per capire meglio facciamo un salto nel futuro rispetto alla data di pubblicazione di questo libro e approdiamo nel 1968.

Un ricercatore americano, Ernest Rosenthal, eseguì un esperimento di psicologia sociale presso una scuola elementare californiana, da cui emerse quello che noi oggi chiamiamo Effetto Rosenthal (o Effetto Pigmalione).

I risultati portarono alla luce che tutti noi rispondiamo a quello che gli altri pensano di noi.

Ad esempio, se veniamo considerati, etichettati e trattati come dei fannulloni e buoni a nulla, sarà molto difficile che quelle stesse caratteristiche che ci sono state affibbiate non rimangano tali o si amplifichino.

Viceversa se siamo etichettati come intelligenti e dotati, le qualità in questione avranno modo di crescere sempre più grazie alla costante iniezione di fiducia che quell’etichetta dà alla persona “etichettata”

Si tratta del fenomeno chiamato anche “Profezia che si autoavvera”.

Chiamiamolo come vogliamo, ma la lezione che dobbiamo imparare è che, se vogliamo che la persona a cui ci rivolgiamo faccia dei miglioramenti in una determinata mansione o competenza, dobbiamo comportarci come se quell’aspetto sia già una sua caratteristica personale.

Stampare addosso alle persone delle etichette negative, non le aiuterà a superare le difficoltà che quelle etichette descrivono.

Evitiamo dunque di rimarcare i lati negativi delle persone, ma facciamo sì che emergano quelli positivi.

8. Trattiamo gli errori come se fossero facili da correggere

Cos’altro possiamo fare per aumentare la fiducia delle persone, e di conseguenza le possibilità di ottenere l’evoluzione sperata?

Possiamo sicuramente cercare di sminuire la difficoltà degli aspetti da correggere.

Possiamo comunicare chiaramente all’altro la fiducia che noi abbiamo nei suoi confronti, nelle sue abilità e nel suo talento, ancora acerbo, ma dal potenziale incredibile. Possiamo mostrare la facilità nel correggere un determinato difetto.

Questo è il messaggio che dobbiamo instillare nella persona che vogliamo compia il miglioramento.

Dobbiamo essere in grado di aumentare la fiducia del nostro interlocutore, convincendolo della semplicità di imparare, crescere e migliorare.

9. Facciamo sì che gli altri facciano con piacere ciò che suggeriamo loro di fare

Il segreto per far sì che gli altri facciano qualcosa di buon grado, e quindi anche nel miglior modo possibile, è rendere piacevole e profittevole per loro quell’azione.

Come possiamo farlo?

Il modo migliore in assoluto è fare in modo che gli altri trovino utile fare quella determinata cosa.
L’utilità potrebbe anche essere un semplice ringraziamento, riconoscimento o complimento.

L’importante è che chi esegue quello che noi abbiamo chiesto di fare riceva sempre un qualche tipo di ricompensa come premio del suo operato.

Una tecnica molto diffusa è quella di conferire incarichi e titoli, così da dare importanza e un senso di responsabilità maggiore a colui che li riceve. Il risultato è garantito!

Conclusioni

Questo libro è senz’ombra di dubbio uno dei miei libri preferiti in quanto rappresenta una pietra miliare della crescita personale e del miglioramento delle relazioni interpersonali.

I principi che sono scritti al suo interno, nonostante appartengano a un’era completamente diversa, sono ancora attuali e applicabili nella vita di tutti i giorni anche oggi.

E questa è una delle caratteristiche che lo rendono così speciale e che conferisce all’opera un valore inestimabile.

Se alla base delle nostre azioni e della nostra comunicazione riusciamo a dare priorità a valori come la Sincerità, l’Empatia, la Solidarietà, il Rispetto, la Gentilezza e la Pazienza, e impariamo a relazionarci con gli altri considerando tutti come persone in carne e ossa fatte di pensieri, emozioni e sentimenti – proprio come noi – prima ancora che come individui che ricoprono un determinato ruolo nella società, avremo trovato la chiave per farci strada nei cuori e nelle menti delle persone, per riempire la nostra vita di relazioni autentiche e durature, e per diventare dei veri leader che trascinano verso il successo tutte le persone attorno a noi.

Guest post di Simone Di Benedetto, copywriter.

Studia con me e i migliori esperti

Se ti interessano gli argomenti che tratto su questo blog entra nella mia academy, il Growth Program. Migliora le tue digital skill e soft skill nell’unica academy italiana di formazione continua per imprenditori e professionisti. Ti bastano 4 ore al mese. Senza abbonamenti.

COndividi il post

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp

Prima di andare via, ti suggerisco di leggere questi

newsletter 365 giorni di crescita raffaele gaito

Ti sta piacendo questo post?​

Iscriviti alla newsletter 30 giorni di crescita e ti invio riflessioni simili per un mese.​

È gratis 🤩