Growth Hacking nel mondo: qual è la situazione?

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Introduzione sul report The State of Growth

GrowthHackers è la più grande community al mondo di Growth Hacker ed è stata fondata da Sean Ellis in persona (il creatore del Growth Hacking) e il suo socio storico Morgan Brown.

Quest’anno, per la prima volta, hanno lanciato un’interessante iniziativa che, ad essere sincero, mancava nel settore: un report di livello internazionale sulla scena del Growth Hacking. Il report si chiama The State of Growth 2020.

Sono stati intervistati quasi 3.000 professionisti del settore, in tutto il mondo, ai quali sono state fatte domande di ogni tipo relative al tema del Growth Hacking nelle loro aziende: team, competenze, strategia, metriche e tanto altro.

Vi invito a scaricare il report The State of Growth e spulciarlo nel dettaglio, in questo post voglio giusto sottolineare alcuni aspetti degni di nota. Qui in italiano, tradotto dagli amici di 247x.

Fattori di successo

Il primo dato che salta all’occhio nel report è a pagina 6 e riguarda i fattori di successo. O meglio, riguarda i fattori in comune tra i team di maggiore successo.

Piccola nota a margine: per “team di successo” si riferiscono ai team che hanno una percentuale più alta della media di esperimenti riusciti.

Ebbene, i primi due fattori in classifica sono:

  • Chiari obiettivi e KPI
  • Una NorthStar Metric

(Per chi non lo sapesse, la NorthStar Metric è un’espressione tipica del Growth Hacking che indica la metrica di riferimento che guida tutte le attività del team a un livello molto più alto)

state of growth: fattori di successo

La centralità del dato è palese ed è ancora più palese come i team che si muovono bene (e ottengono risultati) si facciano guidare dai dati sia a livello macro (con la NorthStar Metric) che a livello micro (con i KPI).

Il distacco con gli altri fattori è clamoroso: Obiettivi e KPI è primo con 81% e NorthStar Metric è al secondo posto con  51%.

Ho recentemente trattato il tema in un mio video sottolineando, se mai ce ne fosse bisogno, come le aziende che non si lasciano guidare dai dati sono poi guidate dalle urgenze.

Dimensione dei team

Anche sulla dimensione dei team il dato rilevato è super interessante. La maggioranza dei Growth Team di successo è composta da almeno 4 persone, anche se la maggior parte delle aziende intervistate ha team che vanno da 1 a 3 persone.

Il perché è abbastanza ovvio ed è legato alla necessità di avere nel team figure che siano in grado di intervenire in quante più aree possibili e che abbiano competenze abbastanza eterogenee: esperti di marketing e di prodotto, persone focalizzate sui dati e sulle analisi, chi copre gli aspetti creativi e così via.

La competenza più richiesta

Un dato super interessante riguarda le competenze presenti nei Growh Team intervistati. Anche qui ce n’è una che stacca tutte le altre con un valore quasi doppio ed è il marketing.

La cosa sorprende fino a un certo punto, visto il ruolo importante che ricopre un marketer nel processo di sperimentazione.

state of growth competenza più richiesta

Anche il dato in fondo è abbastanza sorprendente: conversion rate optimization è presente solo nel 30% dei team intervistati.

In diverse occasioni ho parlato delle differenze tra CRO e Growth Hacking e di come spesso le due cose vengano confuse. Questo dato conferma la cosa e sottolinea come un Growth Team debba prima concentrarsi sullo scoprire cose nuove e solo successivamente ottimizzare ciò che già funziona.

Mercato di riferimento

Se c’è una parte del report che mi ha fatto saltare dalla sedia è quella relativa al mercato di riferimento.

Ancora oggi, quando mi trovo in aula o in azienda c’è sempre qualcuno che obietta “Si, tutto molto bello, ma nel B2B sta roba non può funzionare”.

Sorpresa: la maggioranza della aziende coinvolte sono B2B.

Dei team intervistati, infatti, ben il 52% sono B2B, il 36% sono B2C e l’11% sono B2B2C.

Da ora in avanti, quando mi faranno quella domanda avrò anche un bel dato a supporto!

La sfida più grande

Una domanda veramente interessante, soprattutto dal punto di vista operativo, sul tema del Growth Hacking è relativa alla sfida più grossa che i team stanno affrontando in azienda.

Questa è stata una delle poche domande che non ha visto una vittoria schiacciante di una risposta rispetto alle altre e ai primi due posti si sono piazzate:

  • Gestire il processo di sperimentazione
  • Convincere il resto dell’azienda

state of growth sfida più grande

Due sfide abbastanza classiche e che rilevo spesso anche con i miei studenti e i miei clienti. La prima è più operativa e la seconda è più strategica, ma sono entrambe strettamente legate al mindset.

A conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che prima di tool, tattiche e trucchetti, bisogna lavorare su aspetti come l’approccio, la strategia, i processi e la mentalità. Tutti fattori che richiedono tempo e pazienza.

Il Growth Hacking non è fatto di bot su Instagram e di commenti su LinkedIn, ma di problematiche concrete che le aziende affrontano ogni giorno.

Conclusioni

Credo che l’industria avesse bisogno del report The State of Growth. Molto banalmente, mettere queste informazioni insieme e condividerle con il resto del mondo facilita il lavoro di tutti.

Chi si sta avvicinando ora a questo mondo può avere la conferma che non è un qualcosa di passeggero e coinvolge realtà internazionali di tutte le dimensioni e industrie.

Chi ci lavora già da qualche anno può trovare degli ottimi spunti di riflessione e, perché no, anche un momento di confronto per capire che non si è poi così soli.

Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, direi che è sotto gli occhi di tutti che l’ecosistema è ormai maturo.

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