Avvio di una startup: l’importanza della voce dei protagonisti

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Qualche giorno fa, all’Università di Salerno, si è svolta la seconda edizione di “What Investors Want”, una giornata completamente dedicata al mondo delle startup e, in particolare, all’avvio di una startup.

La prima edizione di questo evento si tenne nel 2011 e ricordo ancora le facce perse degli studenti quando venivano pronunciate parole come pitch, venture capital o bootstrapping.

Poi è arrivato l’hype. Oggi si parla di startup nei film, nelle serie tv, nei cartoni animati e, almeno una volta a settimana, i quotidiani nazionali raccontano di un ragazzino diventato milionario con una nuova app.

Tre anni potrebbero sembrare pochi, ma in un contesto veloce come questo sono, invece, un’eternità. La differenza tra l’evento del 2011 e quello di quest’anno è stata abissale. Ma, come ormai ripetiamo da tempo, l’hype non ha solo lati positivi.

Guardare “The Social Network” non ti aiuta a stendere un business plan e la biografia di Steve Jobs non ti dice come presentare bene un pitch.

Nei giorni precedenti all’evento ero incerto se raccontare la storia di Mangatar oppure preparare un talk di tipo diverso. Dopo averci riflettutto un bel po’ mi sono convinto che sarebbe stato più utile raccontare agli “aspiranti startupper” che fare startup non è tutto rose e fiori. Che è un’esperienza emozionante ma che può lasciare un sacco di lividi. Che è una lunga strada e che si commettono tanti errori durante il viaggio.

Ho deciso, quindi, di concentrarmi proprio sugli errori, portando una presentazione dal titolo “Avvio di una startup: 10 errori comuni”, di cui potete vedere il video e le slide di seguito.

Con mia grande soddisfazione, anche gli altri tre speaker si sono soffermati molto sugli errori, le difficoltà e gli aspetti meno cool del fare startup:

  • Antonio De Rosa di SocialMatic ha raccontato la sua incredibile esperienza. Dalle difficoltà iniziali dopo un clamoroso fallimento in una campagna di Crowdfunding (che l’aveva praticamente portato sul lastrico) fino al contratto con Polaroid e alla realizzazione di quello che era solo un concept di un creativo un po’ visionario.
  • Pietro Nardi di 012Factory ha raccontato di come prima di fondare una delle realtà più interessanti della Campania (e non solo) abbia vissuto alti e bassi con la precedente startup, YOUng. I primi numeri interessanti hanno portato con se i primi problemi: il team che si sfascia, una potenziale exit che salta all’ultimo minuto e i competitor che cercano di mettere i bastoni tra le ruote a tutti i costi.
  • Per finire, un esplosivo Augusto Coppola di LUISSEnLabs ha portato un talk di due ore dal titolo “Startup Fundamentals: dall’idea al pitch in 90 minuti” dove sono stati praticamente toccati tutti gli aspetti del fare startup e dove, ancora una volta, sono emersi (attraverso le esperienze personali) ostacoli e difficoltà di un percorso che non è per niente semplice.

Credo sia sempre più importante che i “protagonisti” facciano sentire la propria voce. Le nuove generazioni che si avvicinano a questo “mondo” solo tramite i mass-media hanno, inevitabilmente, una visione limitata (e a volte distorta) della realtà.

E allora c’è sempre più bisogno di racconti reali che, nel bene e nel male, ricordino che fare startup non è un gioco, non è una moda ma significa fare impresa, con tutto ciò che ne consegue!

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