Parlare di startup in maniera semplice

parlare di startup

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UniSa Web Startup Party.
Il nome è un po’ complicato, lo so. Ma questo evento è stato una figata, fidatevi!

Basti pensare che il sottotitolo dell’evento era “La verità dura e cruda di come si fa nascere e si porta avanti una startup nel mondo reale”.

Da qualche mese ragionavo con un mio ex prof. universitario (il prof. Vittorio Scarano) su come poter presentare il mondo delle startup a dei ragazzi universitari che sono abituati a veder passare nella loro università solo le grandi multinazionali (IBM, Accenture, Ericsson, per dirne qualcuna) e che sentono parlare di startup solo attraverso i media tradizionali.

Ragionando ragionando abbiamo tirato fuori questa mezza giornata che si è rivelata un successo e che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe diventare un ottimo modo per parlare di startup in maniera semplice e diretta.

Ecco gli ingredienti:

  • 4 startup campane web based (mangatar, derev, young, 4w);
  • 4 proiettori in 4 angoli della sala;
  • 3 round ciascuno da 10 minuti;
  • spazio finale da 30 minuti per le domande.

Mettiamo una cosa in chiaro: niente pitch! I 3 round sono serviti per parlare degli aspetti di una startup di cui nessuno parla mai:

  1. passato, presente e futuro
    le startup si presentano parlando un po’ di quello che fanno, da dove vengono e degli obiettivi nel breve-medio termine;
  2. il lato oscuro della startup
    le startup raccontano i sacrifici che ci sono dietro ogni singolo step nella vita di uno startupper;
  3. startup ninja
    le startup elencano alcune skill necessarie e poco note per poter essere uno startupper ninja.

Le 4 postazioni fisse hanno aiutato tantissimo ad eliminare i tempi morti. Niente presentazioni da cambiare, niente microfoni da passare. In pochi secondi si passava da uno startupper ad un altro senza perdere il ritmo o distogliere l’attenzione.

I ragazzi non sono rimasti seduti per tutto il tempo ma hanno dovuto ruotare nelle quattro posizioni per rivolgere lo sguardo allo startupper di turno. Questo approccio ha reso il tutto più dinamico e meno formale.

I round da 10 minuti sono stati rispettati grazie all’utilizzo di una campanella che decretava la conclusione del proprio slot temporale. Nessuno ha osato contraddire la campanella!

Gli argomenti poco “convenzionali” hanno permesso di attirare un pubblico giovane e sicuramente interessato più ai “dietro le quinte” di una startup che alle sue proiezioni economico-finanziare. Questa attenzione è stata confermata dall’aula piena dal primo all’ultimo minuto.

Lo spazio finale per le domande è stato intitolato “fuoco incrociato” perché gli startupper sono stati spostati al centro della sala e, questa volta, erano loro a doversi girare in base al loro interlocutore.
Gli studenti si sono lasciati andare e si è superata abbondantemente la mezz’ora prevista.

Dai primi feedback ricevuti mi sembra di capire che l’approccio sia stato apprezzato sia dagli studenti (contenti di poter ascoltare loro coetanei alle prese con il mondo imprenditoriale) che dagli startupper (contenti di poter raccontare aspetti poco noti del loro lavoro).

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