Yeeply, un marketplace per progetti digitali ha l’ambizione di cambiare il modo con cui startup e aziende fanno outsourcing delle competenze tecniche.
Ho intervistato il CEO Luis Picurelli per farmi raccontare in che modo ciò sta avvenendo e quali vantaggi comporta per un’azienda utilizzare un approccio decentralizzato e totalmente online.
Buona lettura!
Raffaele Gaito: Ciao Luis, come prima cosa presentati. Chi sei, cosa fai e che background hai?
Luis Picurelli: Ciao, sono Luis Picurelli, CEO e fondatore di Yeeply. Ho studiato ingegneria delle telecomunicazioni all’Università Politecnica di Valencia e successivamente ho realizzato un Master in International Business in Francia.
Prima di fondare Yeeply, ho lavorato in Europa e negli USA in imprese attive nel settore delle telecomunicazioni e dell’informatica, svolgendo principalmente attività di consulenza e vendita.
Adesso, in Yeeply, mi occupo quotidianamente di tutto ciò che è relazionato a management, direzione strategica e marketing.
R.G.: Dicci qualcosina in più su Yeeply. Di cosa si tratta?
L.P.: Yeeply è nata nel 2012 e si tratta, fondamentalmente, di un marketplace per lo sviluppo di progetti digitali.
Il nostro obiettivo è che ogni impresa, abbia a disposizione il miglior team, agenzia o professionista per sviluppare con successo il proprio progetto.
I clienti che lavorano con Yeeply richiedono principalmente sviluppo di progetti tecnici, come sviluppo di software, app e siti web ma anche progetti di marketing digitale, UX/UI design, e così via.
Dal lato dei professionisti, il nostro dipartimento Talent si occupa di certificare i nuovi team e professionisti che vogliono lavorare per i nostri clienti.
Il lavoro non si limita alla sola certificazione, monitoriamo costantemente la qualità del lavoro dei nostri sviluppatori, la relazione con il cliente, i prezzi e altri fattori. In questo modo, ci assicuriamo di lavorare solo con i migliori sviluppatori e di garantire il massimo livello di qualità .
R.G.: Quindi rispetto a un approccio tradizionale mi sembra di capire che la particolarità sia nel modello. Mi approfondiresti questo aspetto?
L.P.: Certamente! In questi sette anni di vita, abbiamo fatto alcuni aggiustamenti principalmente in relazione al modello di business. Ci siamo resi conto che quello che funziona di più è il modello diretto, con il quale fatturiamo al cliente direttamente e successivamente paghiamo al team o professionista un prezzo concordato.
È la maggior garanzia che possiamo dare a un cliente, per assicurare che il lavoro del professionista incaricato dello sviluppo del progetto sarà di qualità .
Questo modello ha ancora più importanza nel caso in cui il cliente abbia più progetti da sviluppare, i pagamenti e i fornitori sono centralizzati con un unico interlocutore (Yeeply, in questo caso) che è pieno responsabile di tutto.
R.G.: Perché un’azienda o una startup dovrebbe affidarsi a voi invece di usare il classico approccio all’outsourcing?
L.P.: A un’impresa o una startup, noi apportiamo una proposta di valore flessibile, delocalizzata e totalmente digitale.
Apportiamo alto valore al cliente, dato che il nostro team interno è specializzato in diversi tipi di progetti, sa consigliare le migliori opzioni ai nostri clienti e aiutare a definire con chiarezza il progetto.
Inoltre, il nostro sistema permette di scegliere ogni volta il miglior professionista per ogni progetto, in qualsiasi momento e localizzato in qualsiasi parte del mondo e di seguire l’avanzamento del progetto completamente online, dalla firma del contratto alla consegna del materiale.
R.G.: Le aziende italiane come hanno recepito questa novità ? State trovando un terreno fertile o sono diffidenti?
L.P.: Il mercato italiano è simile a quello spagnolo e forma parte dei mercati importanti per Yeeply. Sicuramente ci sono differenze per tipo di progetti e maturità del mercato, ma abbiamo una domanda in costante aumento.
R.G.: Qual è l’errore da cui avete imparato di più negli ultimi anni, con l’esperienza di Yeeply?
L.P.: L’errore dal quale abbiamo appreso di più, è che bisogna sapersi adattare e cambiare rapidamente le cose che non funzionano.
In alcuni momenti siamo stati lenti e lo abbiamo notato.
La cosa migliore da fare quando bisogna intraprendere un cambiamento importante, è analizzarlo bene, ma eseguirlo in maniera rapida perché il tempo (ed il denaro in cassa) non è infinito.
R.G.: In conclusione chiedo sempre agli intervistati di dare 3 consigli a chi vuole fare startup o avviare un progetto suo. Quali sono i tuoi?
L.P.: Direi questi tre:
- Hire slow, fire quickly
- Motiva il tuo team con una cultura d’impresa, un progetto potente e con una comunicazione delle informazioni trasparente e attenta
- Cash is king