Ecco come la metodologia Agile ha cambiato il mio modo di studiare

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Guest post di Francesco Bellanca, CEO di Feral Horses.

Viviamo in un momento storico che ci espone come mai prima d’ora alla conoscenza, abbiamo costantemente la possibilità di scoprire e conoscere cose nuove.

Dai tutorial su YouTube, ai corsi online, i workshop, abbiamo accesso infinito a libri, film, ricerche e, in generale, abbiamo accesso alla maggior parte del sapere umano, semplicemente collegandoci a internet.

D’altro canto però, questa sovrastimolazione, queste infinite possibilità, ci portano spesso a buttare del tempo in cose di dubbia utilità. Finiamo per buttare via quattro ore la domenica pomeriggio guardando dei corsi di “digital marketing” o di “graphic design”, o qualsiasi cosa ti appassioni. Corsi, spesso, di qualità quantomeno discutibile.

Io non sono da meno, da anni ormai mi diletto nella “perdita di tempo patinata da sviluppo personale”, e non ho ancora smesso. Lo scorso Cyber Monday, per esempio, ho speso più di 100€ in corsi su Udemy. Però, hey, erano tutti scontati al 90%, ho una scusa più che credibile.

Negli scorsi sei mesi circa, ho scoperto una nuova maniera di approcciarsi alla conoscenza. Un approccio che ho visto come un vero e proprio game changer per tutti quelli che hanno voglia di imparare cose nuove: mi sono trovato a lavorare in una startup che implementa la metodologia agile.

Sul mio medium ho già scritto come lavorare a Feral Horses stia cambiando la maniera in cui vivo, ma oggi mi vorrei solo soffermare sulla condivisione della mia esperienza descrivendo cosa voglia effettivamente dire imparare cose nuove grazie alle persone che lavorano con te.

Prima di tutto un rapido excursus sul team: siamo un gruppo molto piccolo e lavoriamo da remoto. Siamo in tutto una decina: un CFO, una CMO, un Art Director, una Art Advisor, quattro persone nel team di sviluppo. Abbiamo anche avuto, e abbiamo tutt’ora, la fortuna di collaborare con altre persone sia per il branding che per la UX che per le analisi SEO, ma le persone con cui mi relaziono giornalmente sono quelle che ho scritto.

Per quanto riguarda me, ho un background accademico abbastanza inusuale (Project Management per la laurea e Big Data per il Master), sono sempre rimasto affascinato dal design e sono sempre stato molto attirato dall’idea di diventare un programmatore.

Ed è qui che lavorare in un team di professionisti entra in gioco: essere a stretto contatto con programmatori (sia front-end che back-end), marketer, esperti di arte e di finanza sarebbe stato già sufficiente per imparare molte cose.

Io ho però anche la fortuna di essere quello che deve tirare le fila del progetto, in quanto CEO.

Mi viene giustamente richiesto di sapere cosa sta succedendo in ogni dipartimento, devo conoscere nel dettaglio ogni task su cui ogni persona sta lavorando, e questo richiedere conoscenza in ogni ambito.

Ho quindi iniziato a chiedere consigli a ogni collega, riuscendo a trovare informazioni di qualità su come approcciarmi ad ogni nicchia di sapere, cosa leggere, che blog seguire, quali fossero i tutorial che valeva la pena la seguire, e così via.

Qui è quando la metodologia agile entra in gioco: con le sprint review.

sprint review agile

Se non sai cos’è una sprint review, si tratta di piccole riunioni settimanali all’interno delle quali un team discute cosa è stato fatto nella settimana appena passata e dove si pianifica la settimana che sta per iniziare.

In Feral Horses, ho una sprint review con il team di sviluppo (anche se a volte decidiamo di farne anche due a settimana, quando serve), una sprint review con la CMO, una con il team di Art Hunting e una con il CFO.

In queste piccole riunioni ho il compito di capire gli input dei colleghi e spiegare con dettaglio cosa sta succedendo negli altri dipartimenti.

È facile capire quanto complesse possano essere queste riunioni.

Capire quello che ti dice un programmatore ha un livello di difficoltà abbastanza alto, se non sei un programmatore. Ecco, ora immagina di dover spiegare a un non programmatore quello che ti ha detto un programmatore.

Le sprint review mi hanno messo nella difficile ma stimolante posizione di dover capire con precisione cosa i colleghi stessero dicendo, così da essere poi in grado di spiegare quei concetti a una varietà di persone, tutte con un coinvolgimento diverso in quella problematica.

Per esempio, quando è arrivato il momento di implementare l’API del servizio di pagamento, ho dovuto capire il processo in maniera tale da essere in grado di:

  • spiegare al team di Art Hunting quale avevamo scelto e perché;
  • parlare con il CFO delle conseguenze nell’implementazione con la banca, così da ricevere dei feedback sul workflow finanziario (che avrei poi dovuto riportare agli sviluppatori);
  • capire con il CMO come quel particolare servizio potesse impattare il nostro marketing funnel;
  • dare dei feedback sul design e la UI del processo di pagamento.

Tutte cose di cui conoscevo veramente poco. Dovevo quindi studiare.

E ogni maledetta settimana (semicit.) è una versione diversa della stessa situazione. E ogni settimana imparo cose nuove.

Eh si, perché con il tempo sto iniziando a conoscere meglio le persone, imparando quanto ognuno possa essere interessato al problema, cosi da dare la giusta quantità di dettagli ad ogni collega, senza esagerare e senza essere troppo approssimativo. Tenendo a mente quanto ognuno sia ferrato in ogni ambito, per non essere ripetitivo.

Tutto questo, ogni settimana, mi sta dando una possibilità enorme di crescita personale, dovendo imparare sempre cose nuove e dovendomi sempre confrontare con persone diverse, per interessi e per conoscenza.

Molto, molto meglio di spendere ore a caso su tutorial di dubbia qualità.

Se ti interessa approfondire la metodologia agile puoi partire dalla più classica delle fonti: il manifesto agile. Nel manifesto si identificano le linee guida di quella che è una filosofia di lavoro. Se invece cerchi approfondimenti meno accademici e più costanti puoi buttare un occhio a questa lista dei blog in tema agile.

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