L’importanza del Lavoro Ben Fatto

vincenzo moretti e il lavoro ben fatto

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Guest post di Vincenzo Moretti, ideatore del Manifesto del Lavoro Ben Fatto.

Caro Raffaele, vengo con questa mia a dirti che raccontare il lavoro ben fatto sul tuo blog per me è insieme una gioia e una possibilità, e dunque ti ringrazio davvero con tutto il mio cuore. 

È da ieri sera che penso a come farlo e dopo aver molto resistito ho deciso di farlo con tre pagine del mio libro, non tre pagine intere naturalmente, tre parti di pagina.

Adesso non metterti a ridere sotto la barba, lo so che è quello che tu hai proposto e che io ho escluso categoricamente, è che io se non faccio non penso, o per meglio dire prima penso, poi faccio e poi ripenso, un poco come il nostro amico Jepis con il suo crea, racconta, ricrea.

E poi sia chiaro, lo dico a te ma lo dico anche al mio lettore, che non faccio così perché non ho tempo di scrivere un nuovo post, ce n’è voluto di più facendo in questo modo, faccio così perché mi piace, perché lo ritengo il modo migliore per fare un post ben fatto, e con questo basta preamboli e procediamo.

Il primo pezzo sta a pagina 34, ed è il seguente.

Che cos’è il lavoro ben fatto? È quando ci alziamo la mattina e facciamo bene quello che dobbiamo fare, qualunque cosa dobbiamo fare.

Come si fa? Ci si abitua. È come allacciare le scarpe o abbottonare la camicia, una volta che ci siamo abituati a farlo nel modo giusto non smettiamo più.

Perché farlo? Perché ha senso, è bello, è giusto e soprattutto conviene.

Chi lo può fare? Lo possono fare tutti, in qualunque contesto e a qualunque età.

Cosa accade quando ognuno fa bene quello che deve fare? Tutto funziona meglio.

Il secondo pezzo sta a pagina 13, sì amico mio, i pezzi che ho scelto non stanno in ordine cronologico, te l’ho detto che mi ci è voluto tempo per pensare e fare, è dove parlo delle tre ragioni per le quali ho deciso di scrivere questo libro insieme a mio figlio Luca, dieci anni dopo il nostro libro precedente, Enakapata, al tempo del nostro viaggio in Giappone.

La prima ragione è perché penso che potrà servire.

Il lavoro ben fatto serve alle persone, alle organizzazioni, alle istituzioni. È un po’ come il Tao, trascende le definizioni, è un approccio, un modo di essere e di fare, un’opportunità. Il presupposto e al tempo stesso l’esito del pensare e dell’agire umano nelle sue espressioni migliori. In più, ha il grande vantaggio di non avere limiti di campo o di applicazione.

Devi fare la frittata con gli asparagi? Falla bene! Devi progettare un ponte per la ferrovia? Fallo bene! Devi eseguire un intervento chirurgico a cuore aperto? Fallo bene! Devi fare la camicia di stucco alla parete di casa? Falla bene! Devi pulire un pezzo di strada? Fallo bene. Devi fare il sindaco? Fallo bene.

Qualunque cosa tu debba fare, in qualunque condizione la debba fare, falla bene, perché è in questa maniera che rispetti te stesso e gli altri, dai valore al tuo lavoro e a quello degli altri, eserciti i tuoi diritti e adempi ai tuoi doveri.

L’ultimo pezzo sta tra pagina 149 e pagina 150, te lo passo con una foto che ho pubblicato sui social, mi piace cambiare registro, media, volendo avrei potuto aggiungere anche il link alla bella intervista che mi hai fatto per il tuo programma, G-FACTOR, in fondo è di lavoro ben fatto che abbiamo parlato, ma ho pensato che è meglio non esagerare.

Ci tengo a sottolineare che questa citazione fa parte del penultimo capitolo, “Caro papà, vengo con questa mia a dirti”, che è la lettera che ho scritto alla persona a cui devo tante cose, compresa la distinzione tra “il lavoro preso di faccia” e “il lavoro fatto a meglio a meglio” che è stato il mio primo approccio, avevo 12 anni, con il lavoro ben fatto.

lavoro ben fatto

 

Ecco amico mio, direi che è tutto, spero che il mio racconto ti sia piaciuto.

Come dici? Sì, il libro è autoprodotto, per ora si vende soltanto su Amazon, anche questa è stata naturalmente una scelta, fatta in parte per dare più valore al contenuto e in parte come una sorta di prova generale per un progetto che verrà, forse, ma magari di questo ne parliamo in un’altra occasione.

Direi che adesso è davvero tutto, grazie assaje again.

Ti voglio bene.
Vincenzo

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