È da un po’ che sulle pagine di questo blog non intervistavo startup italiane. Quella di oggi si chiama DATS, è stata fondata da due giovanissimi appassionati di viaggi che sono stati in grado di racimolare un investimento a sei cifre (undisclosed) senza passare per i canali istituzionali, ma mettendo in piedi un team di imprenditori e il noto giornalista di Vice Barclay Bram Shoemaker.
Ho intervistato Alessandra, che mi ha raccontato un bel po’ di cose interessanti!
Raffaele Gaito: Ciao Alessandra, come prima cosa presentati ai lettori. Chi sei, che background hai e di cosa ti occupi?
Alessandra Carnelli Dompè: Classe 1989, sono una viaggiatrice instancabile. Sono nata e cresciuta a Milano, ma gli studi e le esperienze lavorative mi hanno portato in tanti angoli del mondo: dalla Pennsylvania e l’Irlanda a Parigi e Londra.
Lavoro in una travel tech startup, ma ho un profilo tutt’altro che da geek: ho una laurea in Storia dell’Arte, un Master nel Mercato dell’Arte e svariate esperienze lavorative nel settore artistico e editoriale.
Co-fondatrice di DATS con Massimiliano Panseca, mi occupo del lato marketing e comunicazione perché, per fortuna, per la tutta la parte tecnologica c’è Max!
RG: Bene, entriamo subito nel vivo e raccontaci un po’ di DATS. Che cosa è e soprattutto com’è nata l’idea?
ACD: DATS è un app di viaggi che permette ai Millennials di scoprire i posti più interessanti di una città, attraverso pratiche guide da leggere al volo.
L’idea è nata dal desiderio di semplificare un po’ la vita ai giovani viaggiatori come noi. Ogni volta che ci si trova in una città che si conosce poco bene, è un’impresa decidere dove andare a mangiare o cosa vedere.
Tra blog, riviste di viaggio e siti di recensioni, ci sono davvero una marea di fonti che si possono consultare, che poi non sono sempre così affidabili!
Allora chiacchierando con Massimiliano (mio amico e co-founder) ci siamo chiesti: quanto sarebbe bello se esistesse uno strumento semplice e affidabile per scoprire i posti giusti dove andare? E così è nata DATS.
RG: Una cosa che ha subito attirato la mia attenzione quando vi ho conosciuto è il fatto che abbiate raccolti investimenti non passando per i canali tradizionali, per gli investitori istituzionali. È stata voluta come cosa o è stata casuale? Perché?
ACD: In realtà è stata voluta! Molte Guide su DATS sono curate da insider locali con una certa visibilità. La nostra scelta è stata individuare degli investitori che non solo potessero trasmetterci il loro know-how, ma anche contribuire alla costruzione di un network internazionale.
RG: Come mai questo taglio molto orientato ai millennial? Quando si tratta di viaggi qual è la grossa differenza tra loro e le altre tipologie di utenti?
ACD: I Millennial rappresentano il pubblico più naturale per la nostra app. Rispetto a qualsiasi altra generazione del passato, infatti, viaggiano di più e utilizzano di più app di viaggio.
Cosa li distingue rispetto alle altre generazioni di viaggiatori? Sicuramente tre aspetti:
- Sono più impazienti, è la generazione del “tutto e subito”. Per questo le nostre guide sono “short and sweet”: frasi brevi per descrivere i posti, invece che lunghi testi descrittivi!
- Sono dei viaggiatori più sofisticati, nel senso che amano vivere le città come dei veri insider. Grazie ai nostri esperti locali (a loro volta millennial) e a un’intensa attività di ricerca, i posti consigliati su DATS sono tutt’altro che scontati.
- Si affidano di più ai consigli delle persone che conoscono. Su DATS, infatti, puoi anche seguire gli amici e scoprire i posti che consigliano in giro per il mondo.
RG: Voi affermate che quello dei viaggi è un mercato affollato ma senza un leader. Cosa significa questa affermazione, visto che ci sono colossi in gioco in questo settore?
ACD: Ci sono sì dei colossi (come Tripadvisor e Yelp per citarne un paio) ma quante volte i consigli che si trovano su queste piattaforme sono affidabili, e soprattutto, adatti ad un pubblico di giovanissimi?
La nostra visione è quella di creare una piattaforma dove i consigli provengano da persone di cui ci si può fidare, ovvero dal proprio network di amici o da insider locali.
RG: In un’epoca dove il crowdsourcing e gli user generated content la fanno da padrona, voi avete fatto una scelta secca: le guide sono curate da voi o da influencer selezionati. È per questioni di qualità o ci sono altre motivazioni dietro?
ACD: Volevamo che l’app fosse uno strumento di scoperta utile, fin dal primo utilizzo.
Visto che non è detto che un utente che si scarica DATS abbia già tanti amici sull’app (e di conseguenza accesso a tanti consigli), abbiamo deciso di ovviare il problema del cold start affidando la realizzazione di guide al nostro team e al nostro network d’insider.
Gli utenti, comunque, possono seguire altri profili su DATS e accedere così ai consigli del resto della community.
RG: Per concludere, quali saranno i prossimi step? Cosa dobbiamo aspettarci da DATS nei prossimi 6-12 mesi?
ACD: Spingeremo molto sulla creazione di guide di qualità, curate appositamente per il nostro pubblico di millennial, in tutte le città più gettonate.
Per il resto, ascolteremo i feedback dei nostri utenti e lo utilizzeremo per migliorare giorno per giorno la nostra app, visto che abbracciamo in pieno lo spirito del lean startup.