Tutte le novità sulle serie TV in un unico posto, grazie alla startup Serially

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Se mi leggi da parecchio saprai che sono un grande fan di serie TV. In qualche vecchio post ho anche fatto una recensione di Silicon Valley, la serie TV americana ispirata al mondo delle startup. Da grande appassionato di serie TV e da grande appassionato di startup, non potevo non appassionarmi alla startup italiana che vuole rivoluzionare il modo con cui ci aggiorniamo sulle serie TV: Serially.

Ho il piacere di essere amico di uno dei founder, Marco Meola, e avendo seguito questo progetto da vicino fin dai primi giorni, gli ho chiesto di fare quattro chiacchiere per un’intervista. Marco ha accettato con entusiasmo e così abbiamo parlato di serie TV, di informazione e content curation, ma anche del mondo startup e di quello che sta succedendo in Italia.

Raffaele Gaito: Ciao Marco. Prima di iniziare con le domande ci fai una brevissima intro? Chi sei e che background hai?

Marco Meola: Vengo da una formazione prettamente umanistica: liceo classico, Laurea in Architettura, Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura. Dopo aver lavorato per alcuni anni all’Università prima con incarichi amministrativi e di processi di innovazione e di trasferimento tecnologico, mi sono avvicinato al mondo delle imprese innovative e delle startup partecipando alla prima edizione di Vulcanicamente, una delle prime “startup competition” organizzate in Italia dal Comune di Napoli.

In quell’occasione ho avuto la fortuna di incontrare Gianluca Dettori e tutto il team di dPixel che mi hanno formato e mi hanno fatto appassionare al mondo delle startup. Con la mia prima startup Rehub (un social network per ricercatori costruito secondo le logiche e le pratiche dell’open science) ho vinto diversi premi tra cui la StartCup e sono stato finalista al Premio Nazionale dell’Innovazione. Sono stato alla Startup School di Mind The Bridge a San Francisco e infine sono arrivato in finale al Selection day di Enlabs a Roma. Purtroppo l’interesse di alcuni investitori non si è mai concretizzato in un vero investimento e il progetto Rehub si è arenato.

Il percorso fatto mi ha consentito di “imparare facendo” e, pur non avendo un background di tipo imprenditoriale, ho maturato esperienze sul campo e competenze sulle metodologie e sugli strumenti del mondo startup.

RG: Parliamo di Serially. Io da appassionato di serie TV, seguo questo progetto fin dai primi giorni, ma racconta brevemente, a chi non lo conosce, di cosa si tratta?

MM: Serially è un aggregatore di news, specializzato sulle serie tv. In questi anni stiamo vivendo davvero una età dell’oro in questo ambito. Pensa che quest’anno solo negli USA verranno superate le 430 serie tv prodotte! Parliamo di migliaia di episodi, trasmessi ogni giorno dell’anno. Non ci sono mai state tante serie tv come ora.

Per gli appassionati, ma anche per il pubblico generalista, è davvero complicato riuscire a orientarsi in questo scenario così affollato. In Italia ci sono più di 70 tra blog, siti o sezioni di portali generalisti che ogni giorno pubblicano centinaia di articoli sulle decine di serie che vanno in onda.

Come fare per conoscere le novità, vedere i trailer, leggere le recensioni, in breve per sapere cosa c’è di nuovo e decidere cosa potrebbe interessarci? Con Serially trovi tutto in un solo posto e ti semplifichi la vita.

RG: In che fase si trova il progetto e quali saranno i prossimi step?

MM: Noi siamo online con un primo prototipo da alcuni mesi. Chi si iscrive può seguire il newsfeed giornaliero con tutti gli aggiornamenti (mediamente ogni giorno carichiamo tra le 150 e le 180 notizie), ma può anche decidere di crearsi dei propri canali personalizzati dove ricevere le news sulle serie che più ama o dove seguire solo le fonti che preferisce. Inoltre può crearsi dei magazine dove raccogliere le news più interessanti, per rileggerle con calma in un secondo momento e per condividerle con gli amici anche a distanza di tempo.

I nostri utenti stanno poi apprezzando tantissimo la nostra newsletter settimanale, SERIALLY WEEKLY, in cui noi selezioniamo il meglio della settimana, cioè gli articoli più interessanti e li facciamo arrivare comodamente nella loro casella di posta. I nostri prossimi step saranno migliorare e potenziare ulteriormente la parte dell’aggregatore di news con molte altre sezioni e funzionalità e poi arrivare a sviluppare un’app mobile che ci è stata richiesta a gran voce dai nostri utenti.

RG: Ci sono esempi di piattaforme simili (anche non per forza nel mondo delle serie tv) che fuori dall’Italia stanno avendo successo?

MM: Gli aggregatori di news hanno avuto un grande boom circa 5 anni fa. Arrivarono sul mercato decine di siti, ognuno con caratteristiche differenti, ma che facevano più o meno tutti la stessa cosa. Dopo un normale periodo di assestamento e di naturale selezione sul mercato si sono affermati prodotti come Flipboard e Feedly, che sono usati quotidianamente da decine di milioni di persone in tutto il mondo.

In un mondo così ricco di contenuti pubblicati quotidianamente, ritengo che gli aggregatori abbiano ancora una grande importanza per aiutare i lettori a crearsi dei propri percorsi di lettura.

Secondo me, però, rispetto ai prodotti che ho citato, che sono aggregatori generalisti e hanno forse fin troppi contenuti e fonti diverse, oggi l’esigenza è di creare dei prodotti rivolti a determinati interessi e ad ambiti specifici. Un po’ il ragionamento della long tail, rivolgersi ad una nicchia a cui offrire un prodotto pensato ad hoc su un determinato argomento o settore, in modo da offrire un’esperienza di navigazione ottimale per quel determinato ambito. È quello che stiamo cercando di fare con Serially per gli appassionati di serie tv. Io penso che strumenti del genere siano sempre più necessari di fronte a questa information overload in cui siamo immersi.

RG: Serially è in una fase beta e quindi vi fanno sempre comodo nuovi tester. Qual è il vostro utente tipo? Magari tra i lettori c’è qualcuno di interessato.

MM: È fondamentale ricevere consigli e suggerimenti su come migliorare il nostro prodotto e ogni feedback è per noi importantissimo. Detto ciò noi pensiamo che Serially sia lo strumento giusto per diversi tipi di utenti:

  • Gli appassionati, i cosiddetti “telefilm addicted” possono semplificarsi la vita usando Serially perché trovano tutte le news in un solo posto e non sono costretti a saltare da un sito all’altro o a impazzire nei gruppi Facebook dove ci sono spoiler in continuazione. 
  • Per chi invece si avvicina in maniera meno “ossessiva” al mondo delle serie tv, Serially è ideale per scoprire serie più vicine ai propri gusti, che non siano le 10 serie più famose di cui parlano tutti. Diciamo che in questo caso Serially è molto comodo per chi non ha tempo per andarsi a cercare notizie e approfondimenti.
  • Infine pensiamo che Serially possa essere uno strumento estremamente utile anche per gli addetti ai lavori. Penso ad esempio a blogger e giornalisti che scrivono di serie tv. Per loro Serially può diventare lo strumento di lavoro più prezioso, perché consente di vedere cosa scrivono gli altri, capire come migliorare la loro offerta e raccogliere e organizzare la loro produzione.

RG: Oltre Serially sei coinvolto in numerosi progetti che riguardano il mondo startup e l’innovazione, soprattutto nel Sud Italia. Com’è lo scenario? In cosa siamo cresciuti e in cosa dobbiamo ancora maturare?

MM: Da alcuni anni, ho la fortuna e il privilegio di girare in scuole e università, o di partecipare ad eventi e e percorsi di incubazione e vedere l’enorme vitalità che c’è tra le nuove generazioni. Idee, voglia di fare, voglia di cambiare e migliorare le cose. C’è una grande energia.

Purtroppo però ci sono anche molti problemi. Innanzitutto c’è un enorme gap culturale sulla cultura d’impresa in genere e più nello specifico su cosa sia una startup e in cosa si differenzia da un’attività “tradizionale”. Molti percorsi di formazione che oggi si presentano come “Impara a fare una startup” si strutturano esattamente come i percorsi di nuova imprenditorialità che si tenevano 20 anni fa e questo non va bene.

Inoltre c’è una grande carenza di figure professionali: le startup cercano disperatamente sviluppatori, ma non li trovano. Non perché non ci siano giovani informatici bravi e preparati, ma perché questi ultimi spesso escono dalle università con una preparazione tecnica non adeguata alle esigenze di una startup o perché non hanno alcuna predisposizione e formazione di tipo imprenditoriale e quindi sono indirizzati a lavorare solo in grandi aziende.

RG: Qualcuno dice che imprenditore si nasce, qualcun altro che lo si può diventare. Visto che sei coinvolto in progetti di educazione all’imprenditorialità, soprattutto con i giovanissimi, tu cosa ne pensi, si può insegnare ad essere imprenditori?

MM: Fare impresa è una cosa che si può imparare un po’ alla volta grazie alla formazione ricevuta, ma anche grazie all’esperienza diretta sul campo, facendo, sbagliando e imparando in un circolo virtuoso infinito.

Questo non vuol dire essere poi in grado di trasmettere queste informazioni agli altri. Andare in aula e riuscire a coinvolgere chi ti ascolta è una sfida difficile e affascinante e forse non tutti ne sono capaci; io per primo mi pongo questo problema ogni volta che entro in un’aula.

Ma questo discorso si potrebbe estendere a ogni disciplina: per poter insegnare letteratura devi aver scritto romanzi? Per poter insegnare fisica devi aver fatto esperimenti e ricerche? Non penso, ma forse se hai anche esperienze dirette da poter raccontare riesci a trasmettere meglio certi concetti perché li conosci da vicino.

RG: Per concludere, se dovessi dare un unico consiglio ad aspiranti startupper che ti stanno leggendo, cosa gli diresti?

MM: Un unico consiglio, ma declinato in 3 modi:

  • TEAM. Scegliere le persone giuste con cui affrontare questo percorso perché fare startup vuol dire dover passare giornate intere a discutere e confrontarsi con i tuoi co-founder ed è fondamentale avere vicino persone con cui ci sia stima e rispetto reciproco.
  • TEAM. Avere un team completo che copra tutte le principali competenze di sviluppo in modo da poter partire con le proprie forze senza avere subito bisogno di soggetti esterni.
  • TEAM. Trovare persone che siano assolutamente concentrate sul progetto con lo stesso livello di impegno e di tempo dedicato, che credano fortemente nell’idea e siano disposte ad andare avanti anche di fronte alle prime difficoltà.

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