Questionari per startup: 8 errori da non fare

Questionari per startup

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Sempre più spesso vedo segnalazioni che chiedono di compilare questionari per startup. In genere sono startupper che fanno ricerche per validare la loro idea o universitari che hanno le startup come argomento di laurea.

Indipendentemente dalla tipologia di questionario e di utenza, ho notato che di frequente vengono commessi degli errori abbastanza banali che possono portare il lettore ad ignorare il questionario.

Lo scopo di questo post non è tanto di spiegare come realizzare un questionario ma, piuttosto, di individuare alcuni di questi errori e aiutare ad evitarli.

1. Non avere un piano

Il primo errore che si può commettere è quello di mettere in piedi un questionario senza avere idea di quali siano i dati da raccogliere.

Il questionario è utile solo se si ha chiaro in mente quali sono gli obiettivi da raggiungere con esso. Se non hai già individuato i test, i grafici o le analisi da fare con i dati raccolti significa che c’è qualche problema di fondo.

Parti dalla fine.

Stabilisci gli obiettivi da raggiungere e in base a questi scrivi le domande necessarie.

2. Realizzare questionari troppo lunghi

Partiamo da un concetto semplice: più è breve il questionario più sarà alta la probabilità che il lettore risponda. D’altro canto, un questionario troppo breve potrebbe non raccogliere abbastanza dati utili alla ricerca che stai svolgendo.

Non esiste un numero di domande perfetto. Dipende molto dalla tipologia di ricerca che stai effettuando e dal tipo di utenza a cui hai inviato il questionario. In linea di massima, se hai un questionario di 5 pagine con 20 domande per pagina hai sbagliato qualcosa!

Elimina le domande non strettamente necessarie.

Accorpa le domande simili tra di loro. Aggiungi la possibilità di risposta multipla. Crea categorie più ampie nelle risposte.

3. Inserire troppe domande a risposta aperta

Anche qui c’è un concetto molto semplice da seguire: si risponde più facilmente a una domanda a risposta multipla rispetto ad una a risposta aperta.

I risultati delle domande a risposta aperta sono, inoltre, più difficile da raggruppare e analizzare, una volta che avrai ottenuto i dati.

Cerca di limitare le domande a risposta aperta. Se sono proprio necessarie, lasciale alla fine come domande opzionali.

4. Usare Word

Nel 2014 non è accettabile ricevere questionari scritti in Word.

Semplicemente non lo è. Inviare un questionario in Word significa, per il ricevente: dover scaricare il file, aprirlo in locale con Word o un altro editor, compilarlo (di solito in maniera assurda, con strumenti non adatti) e rispondere alla mail allegando il file modificato con le risposte.

Esistono decine di tool online per realizzare questionari in pochissimi minuti. Tool che automatizzano l’intero processo: realizzazione, raccolta delle risposte, analisi dei dati, ecc.

A parte lo stra-noto Google Form, ti consiglio di dare un’occhiata a SurveyMonkey, SurveyPlanet, SogoSurvey e, soprattutto, a TypeForm. Quest’ultimo, oltre ad avere una UI eccezionale, si adatta alla perfezione al mobile offrendo una esperienza d’uso semplice e rapida.

5. Spammare su Facebook

Essendo moderatore nelle due più grosse community Facebook nostrane del mondo Startup (Indigeni Digitali e Italian Startup Scene), vedo ogni giorno persone postare questionari e, puntualmente, uno dei moderatori non approvare il post.

Fino a qualche tempo fa i questionari erano consentiti. Ora è diventato insostenibile, ne vengono postati troppi e difficilmente generano discussioni interessanti, quindi nel 90% dei casi sono rifiutati.

Non postare questionari in questi gruppi Facebook.

Facile.

Penso che, inoltre, ci sia un serio problema di scelta del target: gruppi di questo tipo sono frequentati da imprenditori, startupper, innovatori e, in generale, persone molto legate al mondo digitale e imprenditoriale. A meno che non sia un questionario esplicitamente rivolto ad essi, difficilmente il pubblico di questi gruppi rientra nel target utile per la tua ricerca.

6. Usare il campo cc

No allo spam su Facebook ma no anche allo spam in email!

Troppo spesso vedo questionari inviati a centinaia di startup con i vari indirizzi info@ (presi chissà da quale DB online) nel campo cc.

Non è il caso di far sapere a tutti quali sono le altre startup coinvolte nella ricerca. Non è manco molto carino rendere pubblici indirizzi email dei quasi probabilmente non hai l’autorizzazione a usare.

Ma, soprattutto, non parti col piede giusto se fai vedere che non hai voluto spendere 5 minuti nella personalizzazione di una email.

Funziona di più una mail semplice ma personalizzata (qualcosa del tipo “Ciao Raffaele, mi chiamo Marco e sto facendo una ricerca per la mia startup sui fenicotteri…”) rispetto ad una pomposa ma generica (del tipo “Gentile Amministratore Delegato, le allego il questionario sulle Startup Innovative sui volatili rosa…”).

7. Chiedere di compilare velocemente

Non dare una data di scadenza!

Per nessuna ragione al mondo. In un solo caso può avere senso una data di scadenza: vai di fretta ed e ti è rimasto poco tempo per i questionari. In tal caso la colpa è tua, avresti dovuto inviare il questionario molto tempo prima.

È impensabile ricevere una mail con frasi del tipo “vi chiediamo di compilare il questionario entro e non oltre Lunedi 32 Dicembre”.

Personalmente se ricevo email del genere le cancello senza dare nemmeno un’occhiata al questionario. Dimostrano una totale mancanza di rispetto nei confronti del destinatario.

8. Non dare nessun contesto

Che sia stato condiviso su FB, inviato via email o in qualsiasi altro modo, ogni questionario ha bisogno di un minimo di contestualizzazione.

Bastano due righe: una breve presentazione dell’argomento e lo scopo del questionario. Il minimo indispensabile per far capire al ricevente di cosa si tratta e perché dovrebbe compilarlo.

Ricordati di scriverlo anche all’interno del questionario, possibilmente all’inizio, prima di iniziare con le domande. Con il passaparola il link diretto potrebbe arrivare a persone che non hanno avuto modo di leggere il tuo post introduttivo.

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