Coaching, mentoring e tutoring: la differenza spiegata semplice

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Introduzione

Quali sono le differenze tra le figure di mentor, coach e tutor? Voglio analizzare insieme a te le sottili sfumature, le caratteristiche e gli obiettivi professionali di ognuna di queste figure.

A prima vista potrebbe sembrare che il coaching, il mentoring e tutoring siano la stessa attività. Ma non è così.

Coaching, mentoring e tutoring

Quanto è affascinante l’uso delle parole? Un potere invincibile e solido con il quale trasmettere, comunicare e apprendere.

Talvolta sono le leggere sfumature a stravolgere il significato di un concetto e trovo interessante osservare le relazioni tra parole con forti legami di significato.

Sono quelle parole simili tra loro, ma non del tutto interscambiabili, i cosiddetti sinonimi parziali.

Grazie a questi termini è possibile indicare le sottili differenze tra un concetto ed un altro ed è questo il loro potere. Altrettanto forte, però, è il rischio di confondere i significati o di non riuscire a definirli correttamente.

A tal proposito mi sono imbattuto spesso, avendo a che fare con diverse startup e aziende, nelle figure di mentor, coach e tutor e spesso mi ritrovo a ricoprire uno di questi ruoli per i miei clienti e studenti.

Apparentemente sono parole molto simili ma è importante, soprattutto se stai muovendo i primi passi in questo mondo, conoscere bene la definizione e le differenze tra l’una e l’altra, così da individuare qual è la giusta figura di riferimento per te.

Entriamo nello specifico.

Coaching

La risposta a quasi tutti i dubbi è nascosta spesso nell’etimologia delle parole. Il termine coach deriva da coche, cocchiere. E nella magia dell’origine del linguaggio puoi notare che effettivamente il cocchiere è la guida che conduce la carrozza.

Da qui è lampante il significato odierno del termine: il coach è colui che supporta il proprio studente o cliente nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il coaching non è individuabile in una singola fase, ma è un vero e proprio processo strutturato e metodico.

Mi viene in mente lo sport, è lì che il termine coach trova ampio impiego poiché gli sportivi vengono guidati, da una figura più esperta e navigata, verso il successo.

Il processo di coaching è fatto di studio, di analisi, di miglioramento attraverso l’errore e prevede il lavoro in team.

Il coach ha il compito di affiancare il suo cliente sia individuando le sue peculiarità latenti, sia a fornire gli strumenti per potenziarle e lo fa anche con un forte supporto morale e psicologico.

Voglio porre l’attenzione sull’evoluzione della figura del coach in tutte le aree lavorative. Hai mai sentito parlare di life coaching, di marketing coaching o wellness coaching? Si tratta di termini settoriali affiancati all’attività di coach.

Viene da sé che in ogni settore è possibile individuare questa figura di riferimento. Io stesso, per l’attività che svolgo, ho scelto il termine Growth Coach da qualche tempo a questa parte, essendo un grande fan e utilizzatore della maieutica nel processo di crescita. Tutto il mio approccio è basato sul porre le giuste domande.

Lo stesso Diario della crescita nasce proprio con questo obiettivo in mente.

Il coach in pillole

  • Guida il proprio cliente con il dialogo socratico
  • Aiuta il cliente a far emergere le sue caratteristiche
  • Motiva psicologicamente il cliente
  • Non impone mai le proprie idee ma crea un metodo per supportare l’evoluzione del cliente
  • Incentiva il lavoro di squadra

Mentoring

Qualche tempo fa ho avuto modo di leggere un bel post di Steve Blank, imprenditore, docente universitario e autore di numerosi best seller sul tema startup.

Blank ha affrontato il tema della differenza tra mentor, tutor e coach rendendosi conto che, la maggior parte delle volte, gli imprenditori o clienti di ogni ambito cercano una figura avendo, però, bisogno dell’altra.

L’epilogo della sua riflessione è semplice e chiaro: se cerchi un mentor chiedi a te stesso quanto sei disposto a dare in cambio.

Il mentoring, infatti, è un processo di formazione bidirezionale tra mentor, appunto, e allievo. Un rapporto uno a uno di scambio e apprendimento.

Il mentor non si eleva in una posizione superiore rispetto al suo allievo ma, in rapporto di fiducia reciproca, lo guida ad assimilare nuovi contenuti. Lo fa con l’ascolto, con la pazienza e con una spiccata empatia.

Il mentor in pillole

  • Crea un rapporto uno a uno con l’allievo
  • Basa la relazione sullo scambio e sulla stima reciproca
  • Fissa obiettivi di crescita per l’inserimento dell’allievo nel mondo del lavoro o dell’istruzione
  • Ascolta e fa proprie le esperienze del suo allievo

Tutoring

Il tutoring è un processo di formazione dove una figura più esperta accompagna l’allievo verso l’apprendimento. Il tutor insegna, trasmette conoscenza, crea e condivide i contenuti, facendo in modo che ne sia favorita l’assimilazione.

Nella vita di ognuno di noi ci sono stati dei tutor che ci hanno trasmesso le loro conoscenze e spiegazioni e sicuramente ricordiamo dei nostri tutor anche i loro feedback positivi e anche i correttivi.

Il tutor in pillole

  • Introduce ai propri allievi un argomento in cui è considerato esperto
  • Affianca gli allievi nello studio e nell’apprendimento
  • Valuta i miglioramenti con feedback positivi e correttivi
  • Media tra gli allievi e i contenuti, per rendere questi ultimi comprensibili

Conclusione: di cosa hai bisogno?

Come hai potuto leggere, la differenza tra coaching, mentoring e tutoring è sottile e chiara.

In base a queste differenze puoi capire la netta importanza di una figura rispetto all’altra, in funzione della crescita della tua startup o della tua azienda:

  • Se vuoi migliorare le tue competenze e raggiungere un obiettivo, ti servirà un coach
  • Se vuoi creare un rapporto basato sul dare-avere e avanzare con la carriera, un mentor ti aiuterà in questo scopo
  • Se vuoi approcciare ad un argomento nuovo e migliorarti in quel campo, il tutor fa al caso tuo

In qualunque dei casi tu ti riconosca, ricordati che, come dice un famoso proverbio cinese:

Il maestro appare quando l’allievo è pronto

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