L’investitore che disse di NO a Facebook

Investire in Facebook

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Si chiamano Bessemer Venture Partners (anche noti come BVP) e sono, molto probabilmente, uno dei più importanti e storici investitori degli Stati Uniti e, quando hanno avuto l’occasione, hanno rifiutato di investire in Facebook.

Nati nel 1911, negli ultimi anni hanno fatto investimenti in aziende del calibro di Skype, Pinterest e Box e hanno portato alla quotazione in borsa realtà come Linkedin, Yelp e tanti altri.
Anzi, hanno fatto così tante exit che sul loro sito c’è un simpatico contatore “IPOs Served“ che indica un valore tra 113 e 114!

Ho ascoltato diverse volte l’aneddoto che riguarda il loro rifiuto di investire in Facebook nelle primissime settimane dalla nascita. Poi qualche giorno fa, per curiosità, sono andato a dare un’occhiata al loro portfolio e ho notato la presenza della sezione “Anti-Portfolio“. Aldilà dell’autoironia e della capacità di ammettere i propri errori, è interessante dare un’occhiata a tutte le aziende a cui hanno detto di no negli anni e alle motivazioni per le quali è avvenuto il rifiuto.

Nel 2004 uno dei partner, Jeremy Levine, era assalito in continuazione da questo ragazzino di Harvard, Eduardo Saverin (co-founder di Facebook), che cercava di pitchare la sua idea di un social network. Fino a che un giorno Jeremy, esausto, lo bloccò nei corridoi e gli urlò

“Non hai saputo di Friendster? È finita, lascia perdere!“

Per chi non lo sapesse, Friendster è uno dei primi social network della storia, nato nel 2002, ed è stato uno dei primi siti a raggiugnere un milione di utenti registrati. Immagino che qualche anno dopo Jeremy si sia pentito amaramente di quell’occasione mancata!

Ma come accennavo all’inizio, non investire in Facebook non è stato l’unico grosso errore di Bessemer Venture Partners. Date un’occhiata al loro “Anti-Portfolio“ e vedrete nomi come: HP, Apple, eBay, Google, Intel, Cisco, e tanti altri! Una lista di nomi da far rabbrividire. E, infatti, la loro intro sul sito recita:

“…This long and storied history has afforded our firm an unparalleled number of opportunities to completely screw up.”

Mi raccomando, soffermatevi sul leggere le motivazioni dietro ai vari “no“. Ce ne sono alcuni che, col senno di poi, sono a dir poco esilaranti!

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