Coderblock, la piattaforma che rivoluziona il recruitment dei freelance

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Se mi segui da parecchio saprai che il mondo del lavoro e del recruitment è uno dei miei temi preferiti. Anche se ne scrivo da parecchio tempo, l’argomento è diventato uno dei miei preferiti da quando c’è stato il boom delle piattaforme di recruiting “moderne”.

Per moderne intendo tutte quelle piattaforme che vanno oltre il semplice elenco di skill, ma cercano, attraverso soluzioni più o meno innovative e più o meno automatizzate, di ottimizzare il sistema di matchmaking che, in fin dei conti, è uno degli aspetti più interessanti di questi sistemi.

Come avrai notato, da qualche mese ho iniziato ad intervistare le Startup Italiane che incrocio – in un modo o nell’altro – sul mio percorso. Tra i vari “incontri” che ho avuto il piacere di fare negli ultimi tempi c’è quello con il founder di Coderblock, una piattaforma di recruitment che si propone di rivoluzionare questo mondo, con particolare attenzione alla figura dei freelance.

Il CEO è uno molto in gamba, con un passato in una startup italiana mooooolto famosa, ma non ti spoilero altro.

Ti lascio all’intervista!

Raffaele Gaito: Ciao Danilo, come prima cosa presentati per chi non ti conosce. Cosa fai e che background hai?

Danilo Costa: Ciao Raffaele! Mi chiamo Danilo Costa, ho 28 anni e sono uno sviluppatore software. Come molti altri, fin da piccolo ho maturato l’interesse per tutto ciò che riguarda lo sviluppo software applicato ai vari settori, e quello che maggiormente mi appassiona è osservare fin dove può arrivare la logica umana, con particolare interesse per
l’intelligenza artificiale.

Ho iniziato molto presto (a 19 anni) a lavorare come freelance per alcune società italiane, ma solo dopo la laurea in Scienze Informatiche presso l’Università di Palermo ho avuto l’opportunità di lavorare come dipendente presso una nota società all’avanguardia che mi ha consentito di fare molta esperienza.

L’anno scorso ho fondato la mia prima azienda (la Novatek S.r.l., in arte TeamNovatek), una startup siciliana che, da Palermo, si auto-finanzia lavorando in outsourcing per tutta Italia, con l’obiettivo di portare avanti lo sviluppo della propria piattaforma Coderblock.

RG: E allora entriamo subito nel dettaglio! Dicci qualcosa in più su questa piattaforma Coderblock. Di cosa si tratta e come è nata?

DC: Coderblock è, in poche parole e senza presunzione, un ecosistema dedicato al mondo dei Freelance.

L’idea è nata quando ancora studiavo e parallelamente lavoravo come libero professionista. Mi resi conto in quel caso di cinque cose:

  1. In Sicilia non c’era tanto lavoro nel settore, per cui bisognava viaggiare tanto.
  2. Le collaborazioni erano molto spesso poco definite e le aziende non seguivano nessuna metodologia specifica.
  3. I freelance seri e motivati trovano pochi punti di riferimento per crescere professionalmente e confrontarsi con chi è più avanti o al proprio livello.
  4. Le collaborazioni da remoto (remote working o, all’italiana, smart working) sono ancora frenate da una mancanza di fiducia verso chi non lavora on site, senza comprendere che oggi i vantaggi sono tantissimi (dal migliorare la produttività del collaboratore al lavorare coi migliori professionisti).
  5. Ciascun freelance “ha qualcosa da dire” per migliorare il settore.

Coderblock è, quindi, un recruitment marketplace che si pone l’obiettivo di divenire punto di riferimento per aziende e freelance che non riescono a “trovarsi”, o che si “perdono” dopo la fase di recruitment.

Abbiamo ideato un algoritmo di Intelligenza Artificiale che definiamo meritocratico e che aiuterà:

  • Le aziende a identificare i freelance maggiormente qualificati per la risoluzione dei
    loro problemi (tenendo conto, ad esempio, anche della categoria merceologica di
    riferimento).
  • I freelance a trovare un proprio banco di lavoro (Workspace) più “umano”, e diverso
    da ciò che le solite piattaforme offrono.

RG: Seguendo questo filone da molto vicino ti posso assicurare che negli ultimi anni sono nate tantissime piattaforme legate al recruitment. Voi, quindi, vi classificate in quel filone? Se si, qual è la differenza principale rispetto alle tantissime piattaforme esistenti?

DC: La nostra piattaforma si pone l’obiettivo di essere più “umana”, non si preoccupa solo della fase di recruitment nuda e cruda, ma lo fa in maniera attenta e precisa.

Mettiamo a disposizione, ad esempio, degli strumenti innovativi per il post recruitment che agevolano freelance e aziende nella collaborazione, nell’incontro virtuale e nell’applicazione di determinate metodologie, come ad esempio l’Agile e il framework Scrum.

Inoltre, mettiamo a disposizione un sistema per il supporto verso la risoluzione di dispute fra le parti, da un punto di vista operativo.

coderblock screenshot

RG: Mi sembra di capire che uno dei punti principali della piattaforma è la presenza di un algoritmo per determinare le skill reali di un professionista. Credete che il futuro di questo settore sia nella direzione dell’intelligenza artificiale?

DC: Il mondo che ci circonda è sempre più orientato verso questa direzione, ma permettimi di dire che il termine inizia a diventare un po’ troppo inflazionato.

Dal mio punto di vista, molte aziende del settore ragionano in una forma fin troppo business oriented, sparandola grossa su tecnologie che disconoscono giusto perché “il mercato vuole così”, e scambiando il concetto di “Intelligenza Artificiale” con il concetto di algoritmo.

Bisognerebbe capire che l’AI non è la soluzione a tutti i mali, e che in questo settore l’importante è sempre fare la scelta giusta al momento giusto.

Per questo motivo mi piace pensare che la nostra piattaforma sia “built by developers, for freelance” e ci si interessi più della qualità del servizio che dell’apparenza!

coderblock screen 2

RG: Visto che mi parli di scelte e di momenti. Con il 2017 alle porte, quali sono gli step che attendono Coderblock in questo nuovo anno?

DC: Coderblock ha una roadmap di 4 anni e prevederemo una major release ogni 6 mesi. Ciascuna release avrà l’obiettivo di introdurre nuove funzionalità che consentiranno ad aziende e freelance di ottimizzare le loro collaborazioni (e, di conseguenza, i loro reciproci guadagni).

Nel 2016 ci siamo auto-finanziati lavorando per i big del settore (si tratta, per la maggiore parte, di aziende con base a Milano, a cui dedicheremo una parte del team anche per il 2017), riuscendo anche a chiudere l’anno in positivo.

Crediamo molto in quello che facciamo, e sappiamo che in un modo o nell’altro arriveremo al nostro obiettivo, ma inizieremo a raccontare in giro il nostro progetto nella speranza di individuare eventuali investitori che ci consentano di essere più spediti.

In ogni caso, per fine gennaio 2017 intendiamo partire con la versione alpha della piattaforma base e dello spin-off, Coderblock Experience, dedicato alla realtà virtuale.

RG: Realtà Virtuale? Fermi tutti, voglio saperne di più!

DC: Da un punto di vista tecnologico, ci troviamo in un momento eccitante per il settore delle realtà immersive, in particolare del Virtual Reality.

Abbiamo deciso di puntare una parte dei nostri sforzi anche in quello che la realtà virtuale poteva offrire a Coderblock. Abbiamo immaginato un luogo, un ufficio virtuale, che consentisse ad aziende e freelance di collaborare e tenere meeting in un modo del tutto rivoluzionario e innovativo.

Abbiamo anche pensato di dare la possibilità ai freelance, appartenenti magari a mondi e mentalità differenti, di poter socializzare e “collaborare alla stessa scrivania” pur lavorando da km di distanza.

Attualmente esistono vari strumenti per consentire una collaborazione in remoto (noi stessi ne consigliamo diversi ai nostri clienti), ma l’esperienza che stiamo realizzando va oltre tutto questo, consente di “vivere” il proprio ufficio, e noi non vediamo l’ora di potervela mostrare!

Nel concepire questa nuova tecnologia, abbiamo rivolto il nostro primo pensiero verso chi ne ha più paura, perché noi per primi non vorremmo ritrovarci in un “Mondo di Replicanti” che perdono il contatto con la realtà, bensì in un mondo in cui forniamo tante alternative di collaborazione, in cui vi sono certi equilibri che consentono anche di ridurre il fenomeno di alienazione che molti freelance, dal proprio ufficio privato, vivono ogni giorno.

RG: Tu vieni da una startup molto famosa in Italia: Mosaicoon. Toglimi una curiosità: quanto ti ha aiutato l’esperienza precedente a mettere in piedi questo nuovo progetto?

DC: Tantissimo. Negli anni in cui ho lavorato lì ho avuto l’opportunità di focalizzarmi su problemi reali di tutti i giorni (sia lato business che da un punto di vista operativo) e il nostro gruppo di lavoro era (ed è tutt’ora) fantastico. Penso di poter dire in serenità che il mio approccio al lavoro è stato fortemente influenzato da quell’esperienza.

Mi ha anche permesso di comprendere appieno quali dovessero essere le caratteristiche di un team affidabile e completo, cosa che mi ha aiutato molto nella selezione del nostro nuovo team. Oggi possiamo vantarci di aver costruito un gruppo affiatato di professionisti di ogni genere, alcuni dei quali lavorano per noi da remoto e non potremmo essere più soddisfatti di così.

RG: Per concludere, se dovessi dare un solo consiglio agli aspiranti startupper che ti stanno leggendo, cosa consiglieresti?

DC: Direi loro di farsi forza, sempre e comunque. Di crederci nonostante i molti muri che incontreranno, di essere sognatori, di vedere le sconfitte come un motivo di crescita e di mettere in discussione ciascuna vittoria.

Di mettere in dubbio ogni mattina la propria idea, perché solo così possono essere convinti di trarne beneficio.

Direi loro che al mondo non esiste un elité di persone che “ce la fanno”, di individui “unici e perfetti”, ma siamo tutti in gioco. L’innovazione non la fanno solo i big del settore, vincolati molto spesso al mercato, ma la fanno gli anonimi sognatori dal loro
piccolo garage.

Almeno, questo è quello che mi ripeto ogni giorno 😉

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