Startup: 5 obiettivi per il 2014

Startup obiettivi per il 2014

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La fine di un anno e l’inizio di uno nuovo, si sa, è spesso il momento nel quale si tirano le somme sul passato e si fanno buoni propositi per il futuro. L’anno che si è appena concluso è stato senza ombra di dubbio fondamentale per l’ecosistema startup nostrano. Sarebbe assurdo negare il passo avanti che è stato fatto. Piccolo, molto piccolo, ma c’è stato.

Sono fondamentalmente un ottimista e mi piace pensare che dopo un piccolo passo in avanti ne può arrivare un altro, un po’ più grande.

Pensando a qualche avvenimento concreto che vorrei accadesse durante questo 2014 ne ho scelto cinque, e coinvolgono un po’ tutti gli attori della scena: startupper, investitori, grandi aziende, ecc.

1. Meno chiacchiere

Indubbiamente il 2013 è stato l’anno dell’hype. L’anno dei titoloni sui giornali. Dei nuovi Steve Jobs e Mark Zuckerberg. Della nuova Silicon Valley nascente in ogni città. Dei giovani che a causa della crisi hanno scelto la strada della startup.

Adesso basta!
Questo stesso hype ci si può ritorcere contro da un momento all’altro, se non è già successo.

Facciamo vedere che questi startupper sono degli imprenditori. Che queste startup sono delle aziende. Che si creano posti di lavoro. Che si fa innovazione. Che si costruisce il futuro.

Cerchiamo di essere realistici e determinati.

2. Meno pretesti

Il 2013 è stato anche l’anno del “il nostro competitor americano ha preso 10 milioni” e del “in Italia non ci sono abbastanza fondi”.

Mi piacerebbe veramente che al posto delle scuse si iniziassero a vedere delle proposte e delle azioni concrete.

Troppo spesso tendiamo, nella migliore tradizione italiana, ad incolpare altri per i nostri fallimenti. Se l’ecosistema stenta a decollare c’è poco da fare: o si contribuisce a migliorarlo o si va all’estero. Restare qui a lamentarsi non sarà di nessun aiuto.

Cominciamo ad assumerci le nostre responsabilità.

3. Più round A

In questi ultimi dodici mesi abbiamo anche visto l’aumento di startup che hanno ricevuto investimenti seed. Riuscire ad ottenere cifre dai 50k ai 250k in Italia non è più un problema come lo era negli anni passati.

È un ottimo segnale ma non basta. Ora c’è bisogno di andare avanti, di far in modo che queste startup possano fare un ulteriore passo e possano maturare.

Ci sono ancora troppo pochi round A (o B o quello che volete) e questo è sintomatico di come il nostro ecosistema sia ancora acerbo. Da entrambi i punti di vista: startup non ancora pronte a fare il salto di qualità e investitori ancora intimoriti a correre rischi maggiori.

Superiamo le nostre paure.

4. Più exit

È inevitabile. Vi piaccia o meno, l’ecosistema delle startup si nutre di exit. I giovani imprenditori di successo riescono a vendere la loro azienda e ripartono da capo: nuove startup, nuovi posti di lavoro, nuovi investimenti e così via.

È un ciclo e in quanto tale non può essere interrotto. Se non iniziano ad arrivare le prime exit l’intero meccanismo si inceppa.

È arrivato il momento che le grosse aziende nostrane inizino a guardarsi intorno e ad acquisire tecnologia, innovazione e talenti attraverso le startup. E se non saranno gli italiani ad accorgersene, che ben vengano le acquisizioni dall’estero.

Creiamo dei casi di successo.

5. Più coesione

Durante lo scorso anno troppe volte abbiamo litigato su quale fosse la migliore città per fare startup. O l’incubatore più figo da cui farsi accettare. O la migliore piattaforma web. O gruppo facebook. E chi più ne ha più ne metta.

Ci sono, finalmente, delle realtà che lavorano molto bene, sparse in tutta Italia. E lo hanno dimostrato durante lo scorso anno.

Mi chiedo se è ancora il caso di fare la lotta, per prendere una fetta maggiore della torta, o forse è arrivato il momento di lavorare insieme per far diventare questa torta più grande?!

Iniziamo a fare veramente rete.

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