Il vortice senza uscita dei VAS (i servizi in abbonamento)

VAS

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Qualche giorno fa navigavo dal cellulare su un blog italiano molto famoso quando all’improvviso compare un banner a schermo intero. Clicco sulla [X] per chiudere e un secondo dopo ricevo un sms che mi avvisa dell’attivazione del servizio “girlsmania” in abbonamento a 5€ a settimana. Il popup si chiude mentre i primi 5€ sono già stati addebitati. Benvenuto nel mondo dei VAS!

Chiamo immediatamente l’assistenza Tre e con la procedura automatica riesco a disattivare il servizio velocemente. Dopo qualche ora, con l’aiuto di un paio di tweet incazzati, ottengo anche il rimborso dei 5€.

Avevo sentito diverse volte storie di questo tipo e avevo semplicemente dato la colpa alla poca attenzione degli utenti o alla loro inesperienza.
Dopo aver vissuto la dinamica dei fatti in prima persona mi sono reso conto che può capitare a chiunque. In maniera così veloce da non avere nemmeno il tempo di realizzare l’accaduto.

Poco dopo ho fatto qualche ricerca per approfondire l’argomento, trovando decine e decine di thread, in svariati forum, con storie simili alla mia. Spesso con cifre anche molto più consistenti!

Durante questa ricerca scopro, inoltre, che non c’è un modo per disabilitare in maniera definitiva i servizi VAS. Mentre per altri servizi a pagamento (come quelli basati sugli SMS o degli operatori) ci sono procedure per il blocco, tecnicamente definite “procedure di barring.

L’intero accaduto sarebbe già abbastanza grave fino a questo punto, ma a renderlo ancora più grave è la risposta che ricevo su twitter, in privato, da Tre.

L’assistenza sottolinea che il rimborso di 5€ è una sorta di “favore” che ho ricevuto da parte loro ipotizzando la mia buona fede e che, se in futuro dovesse ricapitare, non riceverò altri rimborsi.
Tutto questo perché l’attivazione di servizi di questo tipo avviene (secondo loro) in tre passaggi: click sul banner, apertura di una pagina, click sul pulsante di conferma attivazione.
La dinamica è stata molto diversa, sia nel mio caso che in quello di molti altri: il click sul banner (ripeto, si trattava della [X]) ha immediatamente attivato l’abbonamento e addebitato i primi 5€.
L’assistenza aggiunge che questi servizi in abbonamento possono offrirli sono partner fidati con i quali Tre ha dei precisi rapporti contrattuali e sui quali ci sono continui controlli e verifiche da parte loro.
Anche qui la situazione è in realtà molto diversa. Di questo servizio “girlsmania” in rete non si trovano informazioni. I due link ricevuti negli sms (attivazione e disattivazione) puntano a pagine non esistenti. E, soprattutto, il banner sul quale io avrei cliccato riguardava accessori per iPhone e non contenuti erotici femminili!

Da quello che leggo in rete sembra non ci sia soluzione a tutto questo. Bisogna solo insistere con l’assistenza del proprio operatore per avere il rimborso o, in caso negativo, precedere con una conciliazione presso AGCOM. Soluzione che quasi tutti evitano, date le cifre irrisorie in ballo.

Qual è quindi il senso di questo post?

Penso che uno dei vantaggi di avere un blog sia anche quello di poter denunciare episodi di questo tipo. Anche a nome di chi questa possibilità non ce l’ha. Personalmente mi sono sentito raggirato e impotente e trovo l’intera vicenda assurda.

Importanti quotidiani italiani ormai dedicano, una volta a settimana, articoli inesatti e superficiali a storie di persone che spendono migliaia di euro con acquisti in-app, mentre nessuno si prende la briga di scrivere due righe su una cosa molto grave come questa.

Questi servizi, tecnicamente definiti VAS (servizi a valore aggiunto), possono, in un solo click, addebitare qualsiasi cifra all’utente e attivargli servizi in abbonamento direttamente in bolletta. Senza la necessità di usare una carta di credito o PayPal. Nessuna conferma. Nessun codice. Nessuna password.

Credo che sia assolutamente inconcepibile!

Se avete avuto esperienze simili condividete questo post. Utilizzate i commenti per raccontare la vostra storia o per proporre eventuali soluzioni.

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