I Giovani e il Digitale. Intervista a Jacopo Mele.

jacopo mele

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Negli ultimi tempi sto facendo un bel po’ di interviste su questo blog. Ammetto che, egoisticamente faccio le interviste perché mi permettono di conoscere un sacco di persone in gamba e di guardare da vicino progetti super interessanti che spesso sono “fuori dai radar” dei grossi giornali e blog.

Non è il caso dell’intervista di oggi.

Jacopo Mele lo conoscono tutti. O almeno così dovrebbe essere 🙂

Inserito da Forbes nella lista dei 30 under 30 più influenti e da Wired in quella dei 50 “da tenere d’occhio nel 2017”, Jacopo è senza ombra di dubbi uno dei talenti del digitale italiano. Ed è anche un mio grande amico.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo da giovanissimo (sia chiaro, non ha manco 24 anni) e di collaborare spesso con lui fino a fondare insieme il network yourDIGITAL, di cui ti ho già parlato in qualche post precedente.

Ho intervistato Jacopo perché a volte ci sforziamo tanto di cercare le eccellenze lontano da noi quando poi ce le abbiamo dietro casa. Il caso di Jacopo Mele ne è un chiaro esempio.

Jacopo ha fondato diverse aziende, segue come consulente diverse aziende e professionisti italiani, ha avviato una fondazione e gira il mondo con la sua bici pieghevole connettendo persone di valore.

Credo che il suo sguardo sul mondo del business, del digitale e del lavoro sia un punto di vista super interessante, sia per i giovanissimi che per i meno giovani.

Bando alle ciance, ti lascio all’intervista con Jacopo Mele!

Raffaele Gaito: Ciao Jacopo! Per chi non ti conoscesse (spero in pochissimi) racconta un po’ chi sei, cosa fai e qual è il tuo background?

Jacopo Mele: Sono un connettore di persone. La mia passione è ed è sempre stata connettere persone per individuare quelle che sono le soluzioni più efficienti.

Oggi sono Managing Partner di yourDigital, boutique strategica che si occupa di Digital Transformation. Ad oggi rivedendo tutte le professioni che ho cambiato, dal web master, al video-maker, al consulente di Marketing, capisco che in tutti questi cambiamenti la mia passione nel connettere le persone è stata quella che insieme alla curiosità mi ha spinto a imparare cose nuove e a fare cose che non avevo mai fatto prima.

RG: Quanto ha impattato sul tuo personal branding e sul tuo business essere inserito nella lista dei 30 under 30 più influenti secondo Forbes, e nella lista delle 50 persone al mondo da tenere d’occhio nel 2017 stilata in queste settimane da Wired?

JM: Essere menzionato in queste liste è certamente un riconoscimento per me e per tutte le persone che lavorano al mio fianco.

Far parte dei 30 under 30 di Forbes mi consente di presidiare al meglio quelle che sono le soglie di innovazione dei diversi settori in giro per il mondo. Siamo una rete di eccellenze globale che scambia consigli in modo rapidissimo.

Il mio personal branding, così come il mio business, non sono il risultato di queste liste, bensì il contrario.

RG: Tu sei una persona che io definirei senza problemi un multipotenziale. Fai tantissime cose, anche molto diverse tra di loro. Questo tuo 2017 sarà all’insegna di…?

JM: Della sperimentazione.

RG: Vista la tua giovane età, hai sempre avuto un occhio di riguardo per attività che hanno a che fare con i giovanissimi e la formazione, l’educazione e l’imprenditorialità. A che punto siamo in Italia da questo punto di vista? In cosa possiamo ancora migliorare?

JM: Credo che avere fiducia nei giovani sia un dovere di tutti.

La fiducia che ripongo negli Under18 non è dovuta alla mia giovane età, e ritengo sia un obbligo nei confronti delle donne e degli uomini di domani a prescindere dalla fotografia del Paese.

In questi giorni si svolge il Tecnopia Award che abbiamo organizzato come Fondazione Homo Ex Machina. Il nostro intento è stato stimolare i ragazzi a immaginare quale sarà il rapporto tra l’uomo e le macchine nel 2065. Il vincitore in queste ore sta incontrando 20 decision maker italiani con cui scambiare valore e fiducia.

Credo molto nella prossima generazione e sono fiero della mia, si sta raggiungendo una maggiore consapevolezza rispetto al tema uomo-imprenditorialità. Quello che possiamo fare è aumentare gli stimoli e contemporaneamente lasciarli liberi di tracciare canali che ad oggi non sappiamo immaginare.

RG: Sei da poco rientrato da un tour negli Stati Uniti durato diversi mesi dove hai visitato le più importanti realtà americane. Quale takeaway ti porti a casa da questa esperienza?

JM: L’umiltà.

RG: Quali sono, secondo te, i trend più importanti che dobbiamo tenere d’occhio in questo nuovo anno?

JM: Credo che per immaginare il futuro bisogna osservare dei principi. Condivido con Leonardo Quattrucci i 3 principi per il 2017: generosità, gratitudine, ed umiltà.

RG: 2017 e Startup in Italia. Cosa è cambiato nel corso del 2016 e in cosa dobbiamo assolutamente migliorare in questo nuovo anno?

JM: Vedo dei grandi miglioramenti sul fronte investitori. Sulla quantità, capacità e qualità di questi.

Credo che per una startup che nasce in Italia i soldi non siano un problema, anche perché non si è costretti a cercarli solo su territorio italiano. Abbiamo bisogno di startupper con più metodo.

Il problema degli startupper italiani è essere ancora troppo affezionati semplicemente all’idea e al valore nullo di questa. Il problema degli investitori italiani, invece, rimane nelle tempistiche di trattativa e di erogazione.

RG: Per concludere, se dovessi dare un solo consiglio ai giovanissimi che stanno leggendo questa intervista, cosa diresti? Come ci si fa largo in una società come la nostra? Come si ottiene il proprio spazio in questa epoca?

JM: Essendo generosi. Chi fa rete lo sa. Si semina, si moltiplica, si risemina, e poi si raccoglie!

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